Recensione: “Alle porte dell’amore” di Vittorio Magliocchetti

Cari amici lettori, oggi vi parleremo del romanzo Alle porte dell’amore di Vittorio Magliocchetti, un romanzo in grado di commuovere anche gli animi più cinici attraverso gli strazianti effetti della guerra in Kosovo.

Alle porte dell’amore

Vittorio Magliocchetti

Editore: Booksprint
EAN: 9788824928526

Recensione a cura di Rosa Zenone

È proprio quando tutto sembra perduto che s’intravede la luce. Ed è proprio in quel periodo buio della guerra, quando l’oscurità sembra essere l’unica realtà plausibile, che l’amore dona la luce necessaria per continuare a sperare. Isak, un ragazzo serbo, sognatore e ancorato a quei valori che raddrizzano l’esistenza di chi gli sta vicino. Lajza, una ragazza albanese, decisa e tenera allo stesso tempo. I due, cresciuti insieme sulle sponde del fiume Ibar, si ritrovano ad attraversare quel buio mano nella mano fino a quando gli eventi giungono a stravolgere il loro mondo. Tutto quello che sembrava normalità diviene terrore, il terrore si trasforma in forza e poi in speranza. Un romanzo che dipinge la cruda realtà del Kosovo in guerra negli anni ’90; in quelle situazioni in cui la vita ci chiama a decidere se “… scappare o combattere per difendere quello che è nostro”. Isak non perderà mai quel sogno di riprendersi tutto quello che la guerra gli ha rubato, tutto quello che si è perso tra le macerie della propria anima.

Un libro che racconta come una normale esistenza possa essere sconvolta, da un momento all’altro, da tutti gli orrori che questo mondo a volte può riservare.

ll protagonista è Isak, un ragazzo serbo che vive con la sua famiglia a Kosovska Mitrovica, città in Kosovo.

“Kosovska Mitrovica è la città che mi ha visto bambino, è attraversata dal fiume Ibar, che la divide in nord e sud. Noi serbi viviamo nella parte nord e gli albanesi a sud. (…) Il nostro fiume ha sempre diviso sentimenti, odio, speranze… così almeno sentivo dire dagli anziani del posto; ma solo oggi credo di aver capito il senso di quelle parole.”

Quando l’intera narrazione prende inizio, nel 1989, Isak è solo un ragazzino di prima media, la sua vita scorre serena e tranquilla come quella della maggior parte dei suoi coetanei, ma siamo a ridosso della guerra e i germi che porteranno ai terribili massacri di quegli anni già covano in mezzo alla popolazione.

“Quasi ogni pomeriggio con Lajza avevamo appuntamento al fiume. Ci conoscevamo da sempre, dalle scuole elementari, e poco m’importava se Lajza era albanese, era di certo l’amica più importante della mia vita.”

L’intolleranza di un’etnia verso l’altra si respira già in queste prime pagine, perfino tra i banchi di scuola, ma Isak non se ne lascia pervadere, alcun pregiudizio si frappone tra lui e la sua amica d’infanzia Lajza. I due ragazzi trasformano un posto liminale di separazione in un luogo di unione, poiché è proprio lì, a ridosso del fiume, che avverranno per anni i loro incontri. Tale simbolismo invertito risulta oltremodo affascinante e significativo, dimostrazione di come anche i confini possano mutare la propria immagine a seconda dello sguardo. Una tematica purtroppo ancora molto attuale, sulla quale i due giovani sembrano avere tanto da insegnare.

“Il confine creato dall’uomo per separare l’uomo da se stesso, per mantenere lontane le proprie paure…paure che nascono in noi e che noi non siamo in grado di domare. Il confine, creato per delineare le potenze o le povertà di uno stato governato da un semplice uomo che crede di poter governare solo perché qualcun altro ha messo nelle sue mani un potere che non durerà per sempre, ma che usa come se fosse destinato a durare per l’eternità. (…) Un confine è una distanza che mai nessuno riuscirà a colmare se porta con sé l’idea che un uomo è differente da un altro uomo!”

La narrazione è condotta quasi interamente da Isak e copre una durata di una decina di anni. Attraverso il suo racconto non solo siamo partecipi della sua crescita e delle vicende che coinvolgono la sua famiglia, ma anche di come l’equilibrio precario del Kosovo degeneri di giorno in giorno.

“Quel clima non faceva che aumentare il senso di disagio e di paura, alimentando l’odio che era nascosto sotto la neve, ma sempre pronto a germogliare. Ormai era quasi normale sentire di stragi condotte ai danni di gente inerme che cercava di scappare. Il Kosovo, la mia amata terra, era ormai stretta in una tormenta, di odio tra due popolazione che reclamano diritti immaginari!”

L’autore con dovizia di particolari descrive le mostruose efferatezze della guerra, senza risparmiare particolari raccapriccianti: uccisioni di bambini innocenti, stupri, ogni tipo di violenza a cui riesce sorprendentemente a giungere l’essere umano. Magliocchetti traspone su carta ciò che ha visto durante la sua esperienza da militare e il quadro a tinte fosche che se ne delinea è estremamente realistico nelle sue raggelanti pieghe. Sono pagine che non passano inosservate raggiungendo elevati picchi di drammaticità, sensibilizzano sul tema e tratteggiano uno scenario che contribuisce a dare validità alla trama.

“Dove sono quelle giornate di feste che portavano gioia tra noi bambini di un tempo? Dove sono le risate di mamma che guarda Ambra rincorrermi per tutta la casa? Dov’è finito il padre che cercava di insegnarmi a portare la bici e poi mi rialzava e mi incitava a continuare malgrado piangessi con le ginocchia sbucciate? Dove sei Ambra? Che stai facendo sorellina mia, cosa ti hanno fatto? (…) Mi manchi! Mi manca tutto di te e ogni giorno che passa sento strappare via da me qualcosa che mi unisce a te. L’unica cosa che mi rimane di caro è Lajza, la mia unica ragione di vita. Per lei stringo i denti e spero che tutto questo un giorno non lontano possa cambiare.”

Nella vita di Isak tutto sta cambiando e sembra volgere al peggio, non solo per quanto riguarda la situazione che attraversa il paese ma anche quella che vive in casa. La scomparsa priva di tracce della sorella ha gettato in famiglia un forte sgomento, a ciò si aggiunge la forte incomprensione che Isak prova verso il padre e il suo accompagnarsi a loschi figuri. In tutte quelle tenebre l’unica luce proviene dall’amore che lo unisce a Lajza, ma le loro speranze e i loro sogni sono destinati a scontrarsi con una delle guerre più sanguinolente della fine del Novecento.

Il sentimento tra i due giovani è forte e commovente, neppure i rischi in cui incorrono li dissuadono dall’incontrarsi, ogni loro gesto ha come scopo il raggiungimento dell’altro e il tentativo di vivere quell’amore così travolgente e sincero al di là di tutte le difficoltà.

“L’eternità… fu quella la parola magica che mi stregò di lei. Una parola che può racchiudere il tempo, può racchiudere l’amore senza che qualcuno ti dica “ti amo”. Quelle parole furono per me miele caduto ad addolcire una realtà amara, riempiendo il mio cuore di una felicità inaspettata (…)”

Il forte legame tra i due è tracciato con rapide pennellate dolci e coinvolgenti, che non sfociano mai in frasi smielate melensamente. Testimoni del loro amore, più delle parole probabilmente, sono le azioni compiute ispirate proprio dal profondo affetto che li lega in ogni circostanza. La necessità di non perdersi e di ritrovarsi non si fermerà dinanzi a nulla, neanche alle circostanze più terribili e scoraggianti, ciò trasporterà il lettore in una serie di vicissitudini che lo terranno col fiato sospeso.

Protagonista assoluto è Isak, che appare quasi come un eroe tragico, titanico nonostante la sua giovane età, la sua costruzione appare magistrale. Egli crede profondamente nei legami ed è pronto a lottare con tutte le proprie forze per difenderli. Ragazzo risoluto e intraprendente, dotato di una forte umanità che lascia trapelare anche dubbi e paure. L’autore ne riesce a dare un chiaro quadro nell’intera opera, esplicandone i pensieri e le riflessioni con immensa sensibilità.

Seppure Isak è l’unico rappresentato a 360 gradi, gli altri personaggi non risultano meno caratterizzati, anche coloro a cui è concessa una rapida comparsa. L’universo di persone presente nel libro non include solo personaggi positivi, bensì anche individui senza scrupoli colti in tutte le loro immorali atrocità: di volta in volta non si potrà rimanere indifferenti, piuttosto si tenderà a propendere verso sentimenti diversi a seconda di chi sia a muoversi sulla scena.

La prosa è fluente e scorrevole, l’uso ben ponderato delle parole risulta completamente riuscito nel rendere le immagini che scorrono quanto più vivide e verosimili possibili.

Alle porte dell’amore è un libro di sentimenti ed emozioni forti, ne sono non solo l’oggetto ma anche l’esito. Il lettore si sente assorbito dal romanzo e non può non esservi partecipe, in alcune scene particolarmente struggenti non si può escludere sgorghi qualche lacrima. L’opera, capace di destare un dolore angoscioso, sembra quasi avere un valore catartico.

Una trama appassionante che si muove su uno sfondo di crudo realismo, un libro che si imprime nella mente e capace di scuoterla con la stessa forza con cui il vento tempestoso sradica gli alberi.

“(…) la primavera come ogni anno veniva a sconvolgere quell’inverno che fino a poco tempo prima sembrava eterno. Essa contiene una forza vitale che è destinata alla trasformazione. Ho sempre amato questo mutamento, mi fa pensare che nulla è per sempre. Ad un tratto ciò che mi sembra inerme prende vita.”

Vittorio Magliocchetti

Vittorio Magliocchetti nasce a Ceccano (FR) l’11 agosto 1977, dopo pochi anni con la propria famiglia si trasferisce a Paternò, in provincia di Catania. All’età di 14 anni inizia ad amare la musica, impara l’arte della chitarra e dopo qualche tempo si ritrova a mettere in musica i suoi sentimenti e le proprie emozioni. Nel ’97 si diploma e nel luglio del ’98 viene chiamato ad assolvere gli obblighi di leva nell’Esercito. Nel novembre dello stesso anno decide di intraprendere la carriera militare. Partecipa a diverse missioni di pace che contribuiscono ad accrescere la sua maturità e sensibilità. Sposato e padre di tre bimbe, vive con la sua splendida famiglia a Vitulazio, un paese vicino Capua, dove continua a coltivare la sua passione per la musica e la scrittura. Ancora oggi militare.

Materiale fornito dalla casa editrice

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