Recensione: “La scomparsa di Sabine Hardison” di Kimberly Belle

Buongiorno lettori!
Oggi desidero parlarvi un thriller che vi terrà con il fiato sospeso sino all’ultima pagina, che vi costringerà a superare le vostre convinzioni e a mettere in discussione le vostre certezze: “La scomparsa di Sabine Hardison” di Kimberly Belle.
Mettetevi comodi, iniziate a leggere e ricordate nulla è come sembra ma tutto è più chiaro di quello che pensate.

La scomparsa di Sabine Hardison

 Kimberly Belle

Traduttore: Lorena Marrocco
Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 28 maggio 2020
Pagine: 320 p., Rilegato
EAN: 9788822739643

Recensione a cura di Francesca Simeoni

Dopo aver pianificato la sua fuga per quasi un anno, Beth Murphy è finalmente libera. Quello che potrebbe essere un mercoledì qualunque per lei è un nuovo inizio. Di sicuro, però, deve fare molta attenzione. Il minimo errore potrebbe mettere il marito sulle sue tracce. Beth ha cambiato città, nome e persino aspetto, ma il rischio di fare un passo falso è sempre in agguato… A poche centinaia di chilometri di distanza, la scomparsa di Sabine Hardison sta facendo scalpore. Di ritorno da un viaggio di lavoro, suo marito Jeffrey ha trovato la casa deserta. E ha immediatamente allertato la polizia. In casa non manca nulla e l’unico indizio a disposizione di Marcus, il detective incaricato del caso, è una macchina abbandonata lungo la strada. Inizia così un’indagine difficilissima. Marcus ha spesso l’impressione che gli interrogativi lo allontanino dalla verità. Sabine è ancora viva? Jeffrey nasconde qualcosa? Ma, soprattutto, quali oscuri segreti si  celano dietro l’apparente normalità del loro matrimonio?

Metto la freccia, mi infilo nel traffico di Muskogee Turnpike e, per la prima volta dopo sette lunghi anni, respiro.

Un respiro vero, con tutto il corpo, che mi gonfia i polmoni come un pallone da spiaggia, così profondo da far male.

Sa di libertà.

Sto guidando da quattro ore, ci sono quattrocentocinquanta chilometri tra di noi: non sono abbastanza, proprio per niente. Sento ancora il tintinnio delle tue chiavi lanciate sul tavolo, mi irrigidisco al tonfo dei tuoi passi che si avvicinano alla cucina. Ancora avverto la paura che striscia, simile a un serpente, appena sotto la pelle.

Ultimamente alternavi tre stati d’animo: offensivo, infuriato, violento. Nel momento stesso in cui arrivavi, con una sola occhiata capivo cosa mi aspettava, e sentivo la bile risalire lungo la gola. Il momento peggiore della giornata.

Mai più, mi dico. Mai più camminerò in punta di piedi intorno al tuo umore, mai più schiverò i tuoi colpi.

Quei giorni, così come l’Arkansas, li guardo ormai dallo specchietto retrovisore.”

Beth sta scappando, fugge dal marito, dalla sua vile violenza e dalla sua inutile arroganza, fugge dopo aver programmato con cura tutto: ha messo da parte un piccolo gruzzolo, ha organizzato i suoi spostamenti ed è pronta a tutto per proteggere la riconquistata libertà.

“…Quando imbocco il vialetto, dopo quattro giorni di viaggio, noto tre cose contemporaneamente.

Innanzitutto, i bidoni della spazzatura non sono dove dovrebbero essere, ordinatamente disposti lungo la parete destra, ma rovesciati davanti alla porta del garage, anche se sono passati già due giorni dal ritiro. Poi, le tende della sala da pranzo sono tirate in modo da bloccare l’ultima luce del pomeriggio, il che significa che probabilmente sono rimaste così da ieri notte. O forse da quando sono partito. Infine, nonostante il sole basso, le luci del portico sono accese – mi correggo: una è accesa. La lampadina a sinistra infatti è fulminata, il vetro annerito dal fumo dà l’impressione che alle persone che vivono qui non interessi cambiarla, il che è inesatto. Solo a una di loro non importa, ed è Sabine.

Mi fermo. Scaccio questo pensiero. Niente più lamentele: è una promessa che ho fatto a me stesso. Niente più litigi.

Prendo la valigia dal portabagagli ed entro.

«Sabine?».

Rimango completamente immobile, in attesa di sentire qualche rumore dal piano di sopra. La doccia, l’asciugacapelli, la musica o la TV. Ma non c’è niente. Solo silenzio…”

Jeffrey è il marito di Sabine Hardison; Sabine è scomparsa, nessuna traccia di dove sia e di che fine abbia fatto, ciò che è rimasto è una relazione clandestina, un piano – quello architettato da tempo per lasciare il marito – mai realizzato, e indagini che sembrano portare a vicoli cechi e inutili indizi.

«Zio Marcus!». La voce arriva da dietro, più alta di un paio di ottave rispetto al berciare delle altre dieci persone stipate nella piccola casa di mamma. È mia nipote, Annabelle, la festeggiata. È lei il motivo per cui siamo tutti qui riuniti quando, in teoria, le persone normali sono al lavoro. Annabelle vuole la cena di compleanno alle tre del pomeriggio? Annabelle ottiene la cena di compleanno alle tre del pomeriggio.

La prendo in braccio un attimo prima che si attacchi alle mie ginocchia. «Buon compleanno, Anna-banana-Belle. Come ci si sente ad avere otto anni?».

«Smetti di tenerla appesa in quel modo», ci grida dietro mamma. «Le farai uscire gli occhi dalle orbite».

….Camille emette un suono gutturale, mi scruta dall’orlo del bicchiere. «Sembri stanco».

Sono stanco. Esausto, cazzo. Capita, se si passa un’intera settimana di lavoro sul caso Sabine Hardison. Vado al frigo e mi prendo una birra.

«Va proprio male, eh». Rovista in un cassetto a caccia dell’apribottiglie, me lo passa. «Ancora nessuna traccia?»

«Niente che possa dirti». Niente che possa dire a nessuno.

Marcus è il detective incaricato del caso, è lui che ha il compito di trovare Sabine, e pagina dopo pagina indaga con attenzione e scrupolo su quella che appare sin da subito una scomparsa anomala e piena di punti oscuri; è lui che si divide tra un lavoro che ama e la moglie che è tutta la sua vita.

La vita dei quattro protagonisti si intreccia in una intricata matassa di bugie e sorprendenti verità, in un susseguirsi di colpi di scena e inaspettati epiloghi, con un ritmo incalzante che lascia il lettore con il fiato sospeso sino al finale che non è per nulla scontato e meno che meno prevedibile.

I protagonisti sono tratteggiati con una abilità particolare, con una spiccata attenzione  alla loro psicologia e alle loro inclinazioni, tanto che il lettore non può che affezionarsi a loro, a tutti loro, anche a chi non è chi dice di essere.

La narrazione passa attraverso i loro occhi e ci porta così direttamente nella loro vita, ci rende partecipi delle loro scelte, delle loro vittorie e dei loro fallimenti, creando con il lettore un legame indissolubile sin dalla prima pagina.

Di thriller ne ho letti tanti e spesso riesco a comprendere in anticipo il finale, ad immaginarmi l’epilogo – a volte fin troppo scontato -, questa volta nulla di quanto ho letto è scontato, nulla è prevedibile, nulla è come sembra.

Materiale fornito dalla casa editrice

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