Recensione: “Psychokiller. Nella mente dell’assassino” di Paolo Roversi

Buongiorno Lettori!
Oggi desidero con tutto il cuore consigilarvi la lettura di un thriller coinvolgente e originale, ultima creazione di Paolo Roversi: “Psychokiller nella mente dell’assassino”. Non appena lo avrete tra le mani trovate un posto tranquillo, disdite tutti gli appuntamenti e spegnete il cellulare: Vi assicuro che – iniziata la lettura – non avrete tempo di fare altro poiché non potrete abbandonarlo sino all’ultima pagina!

Psychokiller. Nella mente dell’assassino

Paolo Roversi

Editore: SEM
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 23 gennaio 2020
Pagine: 208 p., Rilegato
EAN: 9788893902236

Recensione a cura di Francesca Simeoni

Milano è scossa da una serie di omicidi. Un assassino riprende le proprie vittime mentre le soffoca per poi spedire i video dei loro ultimi istanti di vita alla polizia. Il destinatario dei macabri filmati è il tormentato commissario Diego Ruiz, un “sopravvissuto”, alcolista e fumatore incallito, che insieme alla sua squadra si trova a dover indagare con-temporaneamente su questo killer e su una strana rapina in banca. Ben presto la Questura chiede aiuto a Gaia Virgili, una giovane e brillante profiler, arrivata da poco a Milano per seguire un altro caso, quello del “killer delle donne sole”. La dottoressa disegna il profilo di un uomo instabile e pericoloso, una sorta di vendicatore solitario molto astuto che ha lanciato apertamente una sfida agli inquirenti invitandoli a catturarlo prima che uccida ancora. Inizia così una lotta contro il tempo, mentre il piano dell’assassino assume via via contorni sempre più definiti. Ma ogni volta che l’indagine sembra giungere a un punto di svolta, una mossa a sorpresa del killer spinge Ruiz a rivalutare l’intera lista dei sospetti.

“La stanza è silenziosa e buia. Filtra solo un filo di luce da un lampione giù in strada. Gli occhi dell’uomo inginocchiato sul pavimento sono colmi di terrore e il suo corpo vibra mentre due mani possenti gli si stringono intorno al collo. Ha tentato di reagire, ma i suoi muscoli sono diventati pesanti come marmo. Ha i polsi legati dietro alla schiena e si sente strano. Non riesce a parlare né tantomeno a gridare. La morsa intorno alla sua gola è sempre più letale. Prima che sia troppo tardi, il carnefice avvicina la bocca al suo orecchio e gli sussurra: «Sorridi, stronzo, che la polizia ti guarda». La voce è metallica, come se fosse distorta da un apparecchio elettronico. L’uomo compie un ultimo disperato tentativo di divincolarsi, ma le sue braccia non reagiscono. L’assassino stringe con sempre maggior vigore e non molla finché l’ultimo fremito non abbandona il corpo della sua vittima. La lucetta rossa della telecamera si spegne e sul volto del killer compare un sorriso compiaciuto.”

Milano è sconvolta da una serie di cruenti crimini, un killer che uccide solo donne sole, una insolita rapina in banca ed infine un assassino che riprende le proprie vittime mentre le soffoca e invia i video dei loro ultimi istanti di vita alla polizia.

Destinatario di questi video è il commissario Diego Ruiz, uomo tormentato, alcolista irrecuperabile, incapace di abbandonare questo terribile vizio, fumatore cronico afflitto da lancinanti mal di testa.

“In ufficio Tedesco accoglie il superiore con un sorriso. La sua scrivania è proprio accanto a quella di Ruiz. «Che cazzo hai da essere sempre così contento?» «Mentre ti prendevi una bella ripassata, mi hanno portato questo pacchetto per te. Non abituarti però, non ti farò più da segretaria, intesi?» Ruiz si rigira la busta fra le mani. È una di quelle gialle e imbottite che si comprano in tutte le cartolerie. Sopra ci sono scritti a macchina il suo grado e nome: commissario Diego Ruiz. «Chi diavolo è che utilizza ancora la macchina per scrivere nell’era digitale?» «Cosa aspetti a scoprirlo? Hai paura che sia una bomba?» Il dubbio a quel punto gli viene davvero, ma poi si chiede chi si prenderebbe mai la briga di far saltare in aria uno come lui. Strappa una delle estremità della busta con un gesto deciso. Dentro c’è una pendrive accompagnata da un biglietto, anch’esso scritto a macchina. Quando finisce di leggerlo è senza fiato, bianco come un cero, e si è completamente scordato della rapina e perfino della sfuriata di Messina. «Cosa succede?» chiede Tedesco preoccupato. Il commissario gli porge il biglietto senza parlare. Sono solo poche righe ma bastano a far passare il buon umore anche a lui.

DEVI PRENDERMI PRIMA DELLA FINE DEL LAVORO. HAI SETTE GIORNI, DOPODICHÉ SARÒ SCOMPARSO E NON MI TROVERAI MAI PIÙ. SE NON CREDI CHE FACCIA SUL SERIO, COMMISSARIO, DAI UN’OCCHIATA AL REGALO CHE TI HO MANDATO.”

Inizia così una vorticosa indagine che vedrà coinvolta la Questura di Milano e la Dottoressa Gaia Virgili, una giovane e promettente  profiler, fiore all’occhiello dell’Unità di Analisi del Crimine Violento di Roma

“…dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza e un master in Criminologia forense, aveva partecipato al concorso per entrare in polizia superandolo brillantemente; a quel punto, archiviato il periodo di addestramento, era stata assegnata alla Scientifica, dove era rimasta per diversi anni seguendo anche un corso di tre mesi a Quantico, la sede dell’FBI, presso la BAU, la Behavioral Analysis Unit, dove aveva appreso le tecniche per catturare i serial killer. Quello era stato il suo definitivo salto di qualità: appena ritornata in Italia, le era arrivata la telefonata di Renato Bernardi, il direttore dell’UACV, che aveva bisogno, testuali parole, «di persone motivate e altamente preparate per la sua squadra”

Gaia si mette subito al lavoro e, assieme al Commissario Ruiz,  darà vita ad un’indagine ricca di svolte e colpi di scena: riuscirà però a fermare il Killer?

Questo è un thriller scritto a regola d’arte e molto ben strutturato, che nulla ha da invidiare ai fratelli d’oltre oceano. La trama è molto originale e si svolge nell’arco di pochissimi giorni in cui lo scorrere del tempo è frenetico; abile è l’autore a disseminare  spunti ed indizi in ogni pagina del suo racconto sino all’inaspettato finale.

Il lettore viene catapultato nelle indagini da una scrittura lineare e dal ritmo serrato della narrazione. La capacità dell’autore di delineare i propri personaggi è straordinaria: non si può fare a meno di affezionarsi a Gaia e ammirare e le sue indiscutibili capacità, o di sostenere sino alla fine il Commissario Ruiz nella ricerca del serial Killer.

Senza svelare nulla di più di quanto possibile, devo ammettere che questo libro mi ha stregato, per nulla banale mi ha inchiodato alle sue pagine lasciandomi infine incredula e del tutto disorientata davanti ad un finale  imprevedibile ma sapientemente congegnato.

Vi consiglio di leggere questo romanzo dove nulla è quello che appare e quello che appare non è la realtà.

Materiale fornito dalla Casa Editrice

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