Recensione: “Un uomo tranquillo” di Liz Fenton e Lisa Steinke

Cari lettori, oggi vi parlerò di un thriller psicologico di forte spessore, carico di emotività e tensione narrativa. Un romanzo profondo, scritto in maniera magistrale, che vuole offrire più del semplice mistero e i cui colpi di scena si susseguono fino alla fine. Dove c’è il migliore. Quello che non ti aspetti.
Con “Un Uomo tranquillo”, Fenton Liz e Steinke Lisa ci regalano un thriller “mozzafiato”. Un libro profondo che parla sì di mistero, ma anche di amore. Quello duro, che fa soffrire. Un libro a più voci. Una narrazione ricercata e, per certi versi, spietata, dedicata agli amanti di queste particolari sfumature.

Un uomo tranquillo

Liz Fenton,Lisa Steinke

Traduttore: Paolo Ippoliti
Editore: Newton Compton
Collana: Nuova narrativa Newton
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 12 settembre 2019
Pagine: 317 p., Brossura
EAN: 9788822731760

Recensione a cura di Maribella Tilenni

Jacqueline “Jacks” Morales è un’insegnante con una vita ordinaria. Il suo matrimonio non è perfetto, ma ogni relazione ha i suoi alti e bassi, dopotutto. Il mondo di Jacks è messo sottosopra quando due agenti di polizia bussano alla sua porta con una notizia drammatica. Suo marito avrebbe dovuto essere in Kansas per un viaggio d’affari, invece è morto in un incidente d’auto alle Hawaii. E con lui c’era una giovane donna. Jacks è scioccata dalla rivelazione. E, oltre al dolore per la perdita dell’uomo con cui ha vissuto otto anni, non riesce a rassegnarsi all’idea che James abbia trascorso gli ultimi istanti di vita con un’altra. Cercando di scoprire la verità sull’accaduto, entra in contatto con Nick, il fidanzato della donna, anche lui all’oscuro di tutto. I due si imbarcano così nell’impresa di ricostruire gli ultimi giorni di vita delle persone che hanno amato. L’amore e la fiducia, però, non erano che lo specchio di un’infinita menzogna: fino all’ultimo Jacks dovrà subire il peso degli inganni, perché niente è davvero come sembra.

“<<Lei è la signora Morales? La moglie di James Morales?>>”. Annuisco, lasciando cadere la mano che tiene il telefono, mia sorella che ancora parla a voce alta, mentre sullo schermo non vede più i miei occhi e i capelli castani ma il blu scuro dei jeans. Noto il fruscio che esce dalla ricetrasmittente appesa al fianco snello dell’agente donna, il manico della pistola che sporge dalla fondina del suo collega dai baffi folti, la macchina di pattuglia sullo sfondo…”

Quando, nel corso della giornata, le viene trasmessa la notizia più catastrofica che una donna possa ricevere, Jacqueline vorrebbe solo spezzare la catena che la tiene ancorata alla realtà, e sparire in un immenso, buio oceano. Da un giorno all’altro, tutto cambia: l’esistenza di Jacks precipita in un labirinto di cose inquietanti, inanimate.

“<<Signora Morales, possiamo entrare, per favore?>>, ripete, e mi chiedo, improvvisamente infastidita mentre guardo i capelli neri e folti dell’altro agente, se non si siano messi d’accordo prima, che sarebbe stata lei a parlare con me. Per darmi la cattiva notizia che mi sembrava stesse per arrivare da donna a donna. Si avvicina, faccio un passo indietro, il tacco della scarpa che sbatte contro lo zerbino. Perdo l’equilibrio e le afferro un braccio per non cadere. Lei mi rivolge un sorriso triste, ma ancora non li invito a entrare. Voglio qualche altro secondo in cui non sapere nulla.”

“… Fisso mia sorella sullo schermo del telefono che tengo in mano, mentre insieme ascoltiamo la notizia che per settimane ci sembrerà surreale, peggio di un brutto sogno dal quale non ci si riesce a svegliare. Ventuno maggio. Maui. Incidente stradale. La strada per Hana. Scogliere. Pietra lavica. Un incendio. Il portafoglio con i documenti ritrovato a centinaia di metri dall’auto. Si, servono le impronte dentali per esserne certi, ma loro sono convinti che si tratti di lui – così convinti da venirmi a bussare alla porta e mandarmi all’aria la vita”.

Non c’è al mondo dolore umano più straziante del lutto. Elaborare la morte di tuo marito è il percorso più doloroso e difficile della vita. Una sorta di interruzione, un black-out della vita stessa. Mille pensieri affollano la mente di Jacks. La morte la spaventa. È disorientata.

Fisso i due agenti che mi sono seduti a fianco su questo divano che non è mai stato comodo quanto speravo, poi getto un occhio al cesto della biancheria con gli asciugamani da bagno scompagnati che stavo ripiegando poco prima. Vorrei che fosse quel momento. Perché cinque minuti fa, ero un’insegnante di quarta elementare che si occupava degli abiti sporchi che si andavano accumulando da una settimana mentre portava via le sue cose dalla classe e si preparava alla pausa estiva. Cinque minuti fa, stavo ridendo con mia sorella e ci stavamo dando appuntamento per pranzo. Cinque minuti fa, non ero ancora vedova”.

Come spiegare agli altri qualcosa che non riesce a comprendere e ad accettare nemmeno lei?  

“<<Mia sorella. Sarà qui a momenti>>, dico. <<ok, bene>>, dice alzandosi dal divano. <<Ha qualche domanda da fare?>>. Lo guardo. Ha gli occhi gentili, azzurro chiari con delle macchioline marroni che gli danzano attorno alle pupille. La verità è che ci sono tante cose da fare. Una montagna di telefonate da fare. Immagino di dover dare la notizia a tutte le persone che volevano bene a James. Comporrò i numeri e poggerò la testa contro il granito gelido in cucina mentre li ascolterò singhiozzare con la stessa disperazione con cui io ancora non sono riuscita a piangere, anche se presto lo farò. Oh, se lo farò. E sì, ci sono tante di quelle domande. Ma al poliziotto con lo sguardo gentile ho la forza di fare soltanto la più importante. <<Che diavolo ci faceva mio marito a Maui?>>.

Di punto in bianco, la realtà è solo una gigantesca confusione. E’ perdita di consistenza. E’ turbamento del mondo interno. Una pietrificazione del mondo emotivo. Tutto sembra implodere e crollare. E il senso di Jacqueline vacilla, lasciandola stordita e piena di dolore.

Cosa fare quando il mondo ti crolla addosso? Quando il “tuo” mondo non esiste più?

Dare un nome al dolore è il punto di partenza: James è morto. Non in Kansas. Non di ritorno da una conferenza, come aveva detto. È morto a Maui. E non era solo.

Se poi alla perdita della persona amata si aggiunge la scoperta di un tradimento, il senso di disfacimento diventa ancora più lancinante. Più sconvolgente.

Scritto a due voci, “Un uomo tranquillo” è un thriller-psicologico struggente, coraggioso, commovente. È la storia di due donne. Di due mondi. Di due relazioni a confronto. Di una moglie, narrata in prima persona, e di un’amante, narrata in terza persona, quasi a volerne sottolineare il distacco.

Jacqueline è un’insegnante. Ha una vita apparentemente tranquilla: un marito che ama, James, una sorella che adora, Beth, e un lavoro che l’appassiona.

Dylan Matthews, è una giovane cameriera e ha un fidanzato, Nick, che le ha chiesto di sposarla.

In questo romanzo-thriller, dai capitoli sdoppiati, le autrici raccontano i pensieri, le emozioni e lo sgomento di due donne con una maestria difficile da trovare. È una storia di perdita, di separazione e di senso di colpa. È l’esperienza della morte e la via per uscire dal dolore.

La scrittura è immaginifica, e la prosa carica e poetica. In poco più di duecento pagine, Fenton Liz e Steinke Lisa compendiano un tradimento analizzando psicologicamente i protagonisti e i conseguenti tormenti che questo comporta.

Le due voci del libro si alternano e raccontano le vite parallele di una moglie e di un’amante che condividono lo stesso uomo. L’una travisa la profondità del peccato; l’altra precipita nelle spire dell’infelicità. E mentre lo fanno, vengono messe a nudo, letteralmente e metaforicamente.

L’inganno diventa così narrazione e inizia a fondersi con la realtà.

Jacks, deve imparare ad affrontare il dolore più grande.

“Il fatto che la vita non abbia bisogno del tuo permesso per ribaltarsi è una vera beffa. Pensi di avere tutto sotto controllo. Che te la cavi a gestire i più colossali imprevisti: la multa per l’inversione a u, il pagamento in ritardo della carta di credito che fa salire il taeg alle stelle, la lavanderia a secco che ti distrugge il vestito della festa…”

“Ma quando muore tuo marito vorresti soltanto tornare a quelle banali catastrofi. Perché ora è la tua vita a essersi strappata lungo le cuciture che ritenevi salde.”

 “Ogni volta che penso a James che schizza fuori di casa il mattino del giorno che è morto, avverto dentro un dolore enorme…Mi era passato a fianco trascinandosi dietro il trolley, biascicando improperi in spagnolo, la lisa tracolla nera della borsa del portatile che gli penzolava dalla spalla contro il corpo massiccio, diretto verso l’autista parcheggiato fuori…E la parte peggiore? Quella lite l’avevamo già fatta tante volte. E l’avremmo fatta tante altre volte ancora. O almeno pensavo. Per quel motivo era andato alle Hawaii? Perché non potevo dargli quello che voleva? Perché gli avevo lasciato credere che poteva? Non ero ancora pronta a esplorare quella possibilità.”

“Ho perlustrato tutta la nostra casa giorno dopo giorno da quando ho saputo che era morto, alla ricerca di una risposta che, mi sono resa conto non troverò mai: perché? Ho provato a scoprire perché James non si trovava in Kansas come avrebbe dovuto. Ma la risposta mi sfugge, allo stesso modo della verità. Perciò ora ho deciso di concentrarmi su qualcosa che posso controllare, qualcosa di gestibile, di semplice. Sto provando a non far sgocciolare più il rubinetto della cucina.”

Dylan, deve combattere mostri più insidiosi: il timore di perdere l’uomo che ama, la paura di una relazione senza futuro e un segreto che porta in grembo.

“Le sue dita strisciarono come serpi alla ricerca di quelle di lei, che aprì la mano e le accolse. Il modo autoritario in cui le toccava sembrava una dichiarazione. Sei mia. La realtà era meno limpida. Perché lei, sua, lo era e non lo era. In quella contraddizione dimorava il loro rapporto, i suoi sospiri più torridi e il fiato corto, dove il picco sembrava la cima della più bella delle montagne. Esilarante. Potente. Mozzafiato. E il suo abisso sembrava il lago di catrame di La Brea che aveva visitato da bambina. Claustrofobico. Angoscioso. Instabile.”

“Erano entrambi silenziosi e il viaggio lungo, con troppe deviazioni, nel percorso e nel loro rapporto, così si appoggiò allo schienale e lasciò che quel silenzio la confortasse. Aveva bisogno di confessargli una cosa. E fin quando il vento avrebbe continuato ad avvolgerli, fin quando avrebbero continuato a procedere lentamente giù per la strada tortuosa e meno trafficata verso Hana, l’avrebbe tenuta sulla punta della lingua, dov’era rimasta nelle ultime ventiquattro ore…”

“Devo dirti una cosa. Più volte aveva provato a far uscire di bocca quelle parole dopo che l’aveva scoperto. Quand’erano sdraiati a letto, abbracciati stretti, le facce vicine, le aveva confidato i suoi segreti mentre le loro labbra si sfioravano. Ma quando era toccato a lei, le parole non le erano uscite. Non era ancora pronta a farglielo sapere, ad affrontare quello che sarebbe accaduto poi.”

L’infedeltà, la relazione pericolosa, gli incontri brevi celati e affrettati. Insicurezze e rassicurazioni si mescolano. Un segreto celato tra le mura di casa. Il bisogno di potersi fidare e il brivido di non esserne del tutto sicuri. Quel limite tra lo sconosciuto e il familiare. L’antitesi di una relazione. Qualcuno che non ci deve niente, o forse tutto. L’illusione in cui si cullano i due “coniugi” traditi. Un addio che si teme.

L’ombra odiosa del tradimento pesa sulla vicenda.

“Il campanello mi distrae da tutti quei pensieri…Apro di poco la porta, lasciando la catenella attaccata. <<Salve>>, esordisce. <<Sei Jacqueline Morales?>>. Esito, poi annuisco. <<Si. Mi chiamano quasi tutti Jacks>>. Vedo che dietro di lui c’è parcheggiata una moto. <<Io sono Nick Ford>>…”

“Fa un passo avanti. <<Tu non mi conosci, ma ho bisogno di parlarti>>. Fa una pausa mentre passa una donna con un golden retriever. <<Di tuo marito>>.”

 “<<Non so come dirtelo. Avevo pianificato tutto, ma ora, guardandoti, mi sembra tutto sbagliato. Forse non dovevo venire>>. Abbasso la testa…Ora che mi sta guardando, sembra tutto sbagliato? <<Come conoscevi James?>>. <<Non lo conoscevo>>. Si infila le mani in tasca e fa un respiro profondo. <<Ma la mia fidanzata, Dylan Matthews, lo conosceva. E io sono venuto qui per scoprire perché si trovava a Maui con tuo marito>>.

Jacks rimane ad ascoltarlo mentre camminava avanti e indietro davanti casa sua. Come avevano potuto fargli questo? Anche lei si faceva le stesse domande.

“…ma una parte di me aveva paura di sentire le risposte. Era più facile vivere nel diniego, ripetendomi che James doveva avere avuto una crisi di mezza età, che quella donna, Dylan, non significasse nulla per lui.”

Ciò che Nick non sapeva è che quella sete di informazioni gli faceva ignorare la cosa più ovvia: che scoprirlo gli avrebbe fatto male.

“E’ quello il problema quando permetti che la curiosità abbia la meglio sulla coscienza – dopo è troppo tardi per cambiare idea.”

Nick le parla delle email che i due amanti si sono scambiati. Ha bisogno di sapere se si amavano davvero. Se stavano veramente per lasciarli. Poi le propone di andare con lui a Maui. Jacqueline è l’unica persona in grado di capire quello che sta passando. Sono due persone che non si conoscono, ma connessi da un evento che in un certo modo non li rende più due perfetti estranei. Il resoconto della polizia, il fatto che si sia trattato di un incidente, non dice nulla di quello che Nick vuole sapere: perché la sua fidanzata lo stava tradendo con un altro uomo? E perché si trovava a Maui in sua compagnia? Andare fino ad Hana è l’unica cosa da fare per trovare delle risposte.

“Ho visto quanto stava male. Non stava fingendo. E alla fine per me è quello il punto più importante. Quando ho guardato negli occhi di Nick, ho visto un dolore simile al mio.”

Decidere di andare a Maui l’avrebbe portata inevitabilmente a mettersi in discussione, a mettere in discussione il suo matrimonio e a superare molti di quei limiti che avevano ostacolato l’amore di James nei suoi confronti.

“Ho bisogno più che mai di avere delle risposte. Ho bisogno di ogni brandello di informazione, che mi faccia male o meno. Mi sento come un’alcolizzata che sa che si sentirà uno schifo l’indomani e che tuttavia si versa l’ennesimo drink. Perché non può fare a meno di farlo. Ora so che devo andare a cercare Nick. E che poi dobbiamo andare a Maui.”

I due si gettano così nell’impresa di ricostruire gli ultimi giorni di vita delle persone che hanno amato. Ma niente è davvero come sembra.

Jacks e Nick si ritroveranno catapultati in un turbinio di eventi, descritti in maniera così minuziosa che sembra di vivere le apprensioni e le paure dei protagonisti. Un’atmosfera sospesa, un’attesa malcelata rende il clima pesante ed enigmatico, che ti costringe a proseguire la lettura fino alla soluzione finale, del tutto inaspettata, aggravata dal clima di menzogna che attornia la protagonista.

Niente è come appare. Qualcuno nasconde con abilità un segreto cupo e misterioso.

È stato davvero un incidente, quello di James e Dylan? Perché avevano scelto di percorrere proprio quella strada, così pericolosa da esserne vietato il transito?

Più Jacks si avvicina alla verità, più la possibilità di dire addio al marito si trasforma lentamente, ricordo dopo ricordo, in un profondo “colloquio” con sé stessa, durante il quale tutto viene riconsiderato: le sofferenze, le parole non dette, il calcolo delle probabilità, l’essenza sfuggente e ingannevole della memoria, la consapevolezza di dover fare prima o poi i conti con la fine. Perché nella vita di chi resta, ogni cosa si trasforma.

Tesa a restituire al marito, nonostante tutto, il posto che gli spetta nel suo cuore, attraverso ricordi che meritano di essere custoditi, imparerà a conoscere l’uomo con cui condivide il dolore e vivrà la possibilità di un presente senza più rifugiarsi nei rimpianti del passato.

Ma più si avvicina a Nick, più il suo ritratto si fa complesso, lasciando emergere speranze disattese e vicende messe a tacere, che per qualcuno sono ancora una minaccia: una rivelazione, terribile e sublime, non può essere condivisa con nessuno, perché è troppo pericolosa.

Jacks rimarrà intrappolata in una rete di sottile bugie.

 “Un uomo tranquillo” non è solo un thriller, ma anche un noir psicologico. Un romanzo carico di adrenalina, che penetra in profondità, nella mente dei protagonisti. Va a scavare le motivazioni più profonde e irrazionali che si celano dietro atti estremi e anomali. Una trama complessa, intrisa di mistero e amarezza. Piena di false piste e colpi di scena.

Fenton Liz e Steinke Lisa sono maestre nel creare suspense. Il loro stile ti trascina in un mondo in cui chiunque può fare il doppio gioco e chiunque può rivelarsi un nemico nascosto. Le autrici, dal talento innato nel descrivere la psicologia umana, hanno saputo trascinarci all’interno di un labirinto claustrofobico, intriso di ossessioni e personaggi ambigui, figli di psicosi.

L’inganno finale è la rivelazione che, come in qualsiasi relazione, la storia cambia a seconda di come ce la raccontiamo.

“Nel momento successivo, cala un silenzio anomalo. Ripenso a James, al giorno che mi ha proposto di sposarlo. Il sorriso imbarazzato che aveva in volto mentre aspettava che gli rispondessi. Vedo mia sorella con le lacrime che le scendono sul volto mentre tengo in mano il diploma del liceo. Vedo i miei genitori il giorno del mio matrimonio, che sorridono anche se in apprensione, il loro amore per me più forte della paura che io stia compiendo un enorme errore. Sento le urla di Nick confondersi alle mie e mi rendo conto che nessuno saprà mai la verità…”

Materiale fornito dalla Casa Editrice

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