Recensione: “Come il mare in un bicchiere” di Chiara Gamberale

Come il mare in un bicchiere

 Chiara Gamberale

Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 25 giugno 2020
Pagine: 128 p., Brossura
EAN: 9788807034114

Recensione a cura di Paola Alessandra Magliani 

Ci sono persone con un desiderio così forte di assoluto, che si sentono nel corpo come l’immensità del mare dentro a un bicchiere. Ma sanno che quel bicchiere, piccolo fino al ridicolo per il suo compito impossibile, è l’unica occasione per incontrare gli altri, perché qualcuno possa avvicinare le labbra e bere. Persone che di quel limite però continuano a essere insofferenti, a stare male al punto di diventare prigioniere della propria testa. Persone Dentro di Testa, come scrive Chiara Gamberale – “non ho mai sopportato che delle persone con un certo tipo di problemi si dica: fuori di testa”. Persone fondamentalmente smarrite, come sente di essere lei e quegli amici che soprannomina ‘Gli Animali dell’Arca Senza Noè’. Che quando il mondo si è chiuso in casa, contrariamente a chi di solito è capace di vivere, si sono dimostrate fin troppo capaci, senza il peso del Là Fuori, di sopportare questa quarantena. “A che cosa ci riferiamo, quando diciamo: io? A tutto quello che prescinde dal Là Fuori o a tutto quello che lo prevede?” Chiara Gamberale, sempre così pronta a raccogliere la sfida di inventarsi modi speciali per dare voce a ciò che sentiamo, ci consegna ora una testimonianza che è un urlo e una carezza. Pagine forti, nuove, in cui quel disagio diventa, alla luce particolare della pandemia, la chiave per schiudere le fragilità e le risorse di ognuno di noi. Perché quel metro di distanza dagli altri, sia quando si infrange sia quando si rispetta, è comunque “un potere nelle nostre mani”.

Un punto di vista esemplare, il lockdown visto con gli occhi di una scrittrice che apre le pagine del suo diario personale spogliandosi dei clichè dei personaggi dei suoi libri precedenti per raccontarsi e vedersi in una situazione fuori dall’ordinario che ha inginocchiato l’Italia e il mondo intero.
La peculiarità della depressione di cui soffre, rende la lettura simpatica per le associazioni tra alcune situazioni e il modo di parlare tipico di chi vive un disagio nel disagio; si parta di ” dentro la testa ” e ” fuori la testa”, quel fantastico sipario tra noi e la realtà che spesso ci vede fragili.

Di sicuro è una boccata d’ ossigeno diretta al cuore, un farsi forza, necessario in quanto la protagonista ha una figlia da crescere da sola.

Ma è evidente anche un certa famigliarità con i massimi politici italiani come a voler smorzare la tensione della pandemia.
Oltre la sensibilita’,

questo libro è un atto di coraggio ,perché anche se pure la scrittrice usa l’ ” andra’ tutto bene” ,tanto ripetuto, questo spiraglio di luce sull’anima inquieta diventa un preambolo sociale e collettivo ,come fosse portavoce diretta e mai scontata delle paure, per la prima vita in prima persona.
” i piu’ dimenticano che quando si esce dal tunnel si esce su un altro versante e in una valle diversa, non nella stessa valle e nello stesso versante dal quale si era partiti”.
Un libro di speranza che vede la depressione e la pandemia intrecciate, come fossero uno scoglio da superare e nell’aprirsi al pubblico si vede la maestria della scrittrice.

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