Recensione: “Dodici rose a Settembre”

Ben ritrovati!
Conoscerete tutti Maurizio de Giovanni, prolifico scrittore nonché sceneggiatore e drammaturgo.
Sopraffino indagatore dell’animo umano, de Giovanni nel corso degli anni ci ha regalato personaggi che sono entrati nel quotidiano di noi lettori: in primis, i bastardi di Pizzofalcone ed il commissario Ricciardi, con il loro bagaglio di inquietudini ed ombre.
Con “Dodici rose a Settembre”, di cui oggi vi parlerò, arrivano però freschi nuovi protagonisti, che sono certa amerete a stretto giro di pagine.
Buona lettura!

“Le nostre cicatrici ci ricordano
che il passato è reale.”
(Jane Austen)

Dodici rose a Settembre

Maurizio De Giovanni

Editore: Sellerio Editore Palermo
Collana: La memoria
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 29 agosto 2019
Pagine: 288 p., Brossura
EAN: 9788838938306

Recensione a cura di Pamela Mazzoni

Gelsomina – detta Mina – Settembre è una borghese napoletana in «trasferta» nei Quartieri Spagnoli; in possesso di una non comune sensibilità sociale, determinata a proteggere i deboli dalle prevaricazioni, anche a dispetto delle regole, Mina è guardata con sospetto dove lavora, perché è pur sempre una «signora». Le sue contraddizioni sembrano riflettersi sul suo corpo; 42 anni ben portati, aggraziata, ma con un fisico prosperoso che non accetta e che cerca di nascondere con maglioni sformati che le attirano pesanti reprimende dall’acida madre, con cui è tornata ad abitare suo malgrado dopo la separazione, e non la preservano dalle volgari attenzioni di Rudy, portinaio anziano ma tutt’altro che rassegnato all’età. Anche la sua vita sentimentale è una contraddizione vivente, sospesa com’è tra Claudio, ex marito magistrato, protettivo e un po’ grigio, ancora innamorato di lei, e Domenico, ginecologo imbranato e inconsapevole che lavora nel suo stesso consultorio. In uno strano mese di settembre in una Napoli luminosa e disperata Mina è alle prese con una penosa situazione di degrado sociale, innocenti da sottrarre alla prevaricazione di un delinquente protetto dalla solita falla legislativa; e una tempesta sentimentale da fronteggiare, con il bel Domenico che non si decide a corteggiarla e la madre, determinata a renderle la vita un vero inferno. Nel frattempo l’ex marito magistrato porta avanti con assoluta riservatezza un’indagine sull’Assassino delle Rose, un pazzo che ammazza gente senza un criterio dopo avergli fatto trovare in casa o sul posto di lavoro una rosa. Quello che Claudio non sa è che anche Mina riceve ogni giorno una rosa. Rossa, come il sangue.

Maurizio de Giovanni ci spiazza col suo nuovo “Dodici rose a Settembre”, giallo che occhieggia la commedia, ironico, a tratti irriverente, divertente ma anche serio nel trattare argomenti spinosi.

Siamo a Napoli, per la precisione nei Quartieri Spagnoli, dove nel fatiscente consultorio posto in un altrettanto fatiscente palazzo lavora lei, la meravigliosa Gelsomina Settembre, Mina per tutti, di professione assistente sociale empatica ed appassionata.

In una realtà non semplice, in una città dove i compromessi sono purtroppo vitali per la sopravvivenza e dove però chi cerca di aiutarti è visto come un nemico ostile, Mina sgomita per fare la differenza, per portare un po’ di luce nel buio congenito di vite per le quali violenza e miseria sono all’ordine del giorno.

Quarantadue anni, divorziata e con una strana forma di allergia ai rapporti sociali, se si esclude quello con le tre simpaticissime amiche di vecchia data, la nostra eroina convive conflittualmente con due problemi per lei insormontabili: il Problema Uno, occupato interamente dalla madre invalida Concetta con la quale, giocoforza per necessità economiche, condivide l’appartamento e che non perde occasione per punzecchiarla sarcasticamente sulla sua assoluta inettitudine a trovarsi uno straccio di uomo.

“La donna sulla sedia cominciò ad enumerare sulle dita, sputando frasi come condanne: “Il senso pratico consiste nel pensare al futuro. Il pensare al futuro consiste in una sistemazione economica. La sistemazione economica consiste nel trovarsi un uomo. Trovarsi un uomo significa sceglierne uno, facoltoso e vulnerabile, e dargliela con parsimonia e progressivamente. Il che mi pare fuori dalla tua operatività da molto tempo, o sbaglio?”

E poi il Problema Due, ovverosia la sua parte anatomica più evidente alla vista, un seno enorme che provoca non poca invidia nelle altre donne e che incatena senza alcuna possibilità di stacco lo sguardo degli uomini, ma che lei si sforza continuamente e spesso con scarsi risultati di celare sotto informi maglioni.

Hanno inizio così due storie parallele, due piani sfalsati di narrazione all’apparenza senza nesso alcuno tra loro.

Da una parte Mina che cerca disperatamente di aiutare una bambina, Flor, presentatasi al consultorio con la lapidaria richiesta di aiuto per la madre Ofelia, secondo lei in pericolo di vita, convinta che suo padre prima o poi la ucciderà, più prima che poi.

Un padre-padrone violento e pericoloso, che non esita a riversare tutta la sua rabbia sulla malcapitata moglie, rea soltanto di non avere il coraggio di denunciare lo sciagurato marito, in una ostinata omertà molto tipica in questi casi.

Una situazione grave, ogni minuto perso potrebbe essere l’ultimo per la povera donna, una delle molteplici, strane ed inflazionate “cadute dalle scale” risultare fatale.

Sarà una difficile corsa contro il tempo per cercare di salvare una vita, e Mina sarà coadiuvata dal lascivo ma irresistibile portinaio  “Trapanese Giovanni, detto Rudy per la salda convinzione di essere uguale a Rodolfo Valentino nel film Lo Sceicco.” e da Domenico, “chiamami Mimmo”, il nuovo bello ed appetibile ginecologo del consultorio che la nostra protagonista tratta a pesci in faccia, semplicemente per celare quel brivido che prova ogni volta che se lo ritrova davanti.

Del resto il bel dottorino assume, suo malgrado, varie sfumature di sguardi che, secondo Mina, lo fanno assomigliare al suo attore preferito, Robert Redford, però visto in film diversi, a seconda della tonalità della suddetta sfumatura.

Dall’altra parte, il non troppo sveglio e poco brillante maresciallo Gargiulo, insieme al non troppo piacevole, pieno di sé ma piuttosto scaltro magistrato De Carolis, sono impegnati in una difficile indagine: un assassino spietato, che tra l’altro è l’io narrante nelle parti che lo riguardano, lascia dietro di sé una serie di vittime tutte uccise con lo stesso modus operandi, un proiettile nella nuca all’interno delle loro abitazioni.

E non solo, in tutte le scene del crimine, in bella vista, viene ritrovato un mazzo di rose rosse, dodici per la precisione, recapitate in modo anonimo una al giorno fino all’omicidio, quasi un memento mori per gli ignari destinatari.

Una scelta crudele l’uso del fiore che è simbolo indiscusso dell’amore, quando in realtà assume qui il ruolo di messaggero di morte.

Ma cosa lega le vittime? E, soprattutto, cosa rappresentano le rose?

La faccenda delle rose, poi, era ciò che lo inquietava di più. Gli risuonavano nelle orecchie le parole di Gargiulo, una rosa al giorno e a distanza di poco tempo una nuova serie con un altro obiettivo. Chissà se aveva finito, o se c’era qualcuno da qualche parte che si chiedeva chi fosse il misterioso ammiratore che gli regalava un fiore ogni santa giornata. Fino a dodici. Perchè dodici, si può sapere? Perchè dodici, maledetto?”

Via via che le pagine scorrono, lo scenario acquista sempre più chiarezza, i puntini si uniscono: un evento dimenticato del passato che si ripercuote nel presente ed i legami sorprendenti tra i personaggi saranno le chiavi di volta che metteranno tutto nella giusta prospettiva, in un quadro d’insieme che ti esplode in faccia, fino all’atteso epilogo finale.

Una storia coinvolgente, personaggi azzeccatissimi, pregni di quella napoletanità chiassosa, divertente e canzonatoria, ed una scrittura esaltante ed intrigante rendono questo libro immancabile nella nostra wishlist, nella speranza che non sia autoconclusivo ma che, anzi, segni l’inizio di un’imperdibile serie.

Maurizio De Giovanni

Libri di Maurizio De Giovanni

Nato nel 1958 a Napoli, è autore della fortunata serie di romanzi con protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta, su cui è incentrato un ciclo di romanzi, tutti pubblicati da Einaudi, che comprende finora: Il senso del dolore (2007), La condanna del sangue (2008), Il posto di ognuno (2009), Il giorno dei morti (2010), Per mano mia (Einaudi, 2011), Vipera (2012, Premio Viareggio, Premio Camaiore), Anime di vetro (2015) Serenata senza nome (2016), Rondini d’inverno (2017) e Il purgatorio dell’angelo (2018). Insieme a Sergio Brancato ha pubblicato due graphic novel sulle inagini del commissario Ricciardi: Il senso del dolore. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2017) e La condanna del sangue. Le stagioni del commissario Ricciardi (Sergio Bonelli 2018). 
È anche autore di: Storie azzurre (Cento Autori, 2010), una raccolta di quattro racconti lunghi dedicati al Napoli, la sua squadra del cuore; Il metodo del Coccodrillo (Mondadori, 2012, Einaudi 2016; Premio Scerbanenco).
Con I bastardi di Pizzofalcone (Einaudi 2013) ha inaugurato un nuovo ciclo contemporaneo, sempre pubblicato da Einaudi, continuato con Buio per i Bastardi di Pizzofalcone (2013), Gelo per i bastardi di Pizzofalcone (2014), Cuccioli per i bastardi di Pizzofalcone (2015), Pane per i bastardi di Pizzofalcone (2016), Souvenir per i bastardi di Pizzofalcone (2017) che vede protagonista la squadra investigativa di un commissariato partenopeo. Il suo racconto Un giorno di Settembre a Natale è incluso nella raccolta Regalo di Natale edita da Sellerio nel 2013. È uscita nel 2014 un’altra raccolta di racconti gialli dal titolo Giochi criminali dove il suo testo Febbre appare accanto a quelli di De Cataldo, De Silva e Lucarelli. Inoltre, il suo racconto Un telegramma da settembre è incluso nell’antologia Sellerio La scuola in giallo, del 2014. Nel 2015 pubblica Il resto della settimana (Rizzoli)e Skira Una domenica con il commissario Ricciardi (Skira). Nel 2017 partecipa con un suo contributo alla raccolta di saggi Attenti al Sud, edito da Piemme, e con Rizzoli pubblica I Guardiani. Del 2018 sono Sara al tramonto (Rizzoli) e Sbirre (Rizzoli), scritto in collaborazione con Massimo Carlotto e Giancarlo De Cataldo. Nel 2019 pubblica per Sellerio Dodici rose a Settembre.

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