Recensione: “Il paese dalle porte di mattone” di Giulia Morgani

Cari lettori, oggi vi porto con me in un viaggio doloroso, nella vita spezzata di un paese sperduto e dimenticato. Un viaggio pieno di superstizione e di morte, ma anche di amore e di speranza.

Il paese dalle porte di mattone

 Giulia Morgani

Editore: HarperCollins Italia
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 14 maggio 2020
Pagine: 352 p., Brossura
EAN: 9788869055621

Recensione a cura di Maria Ruggieri

Giacomo Marotta è un giovane ferroviere. La guerra è finita da poco e lui ha appena ricevuto un nuovo incarico: sarà il capostazione di Centunoscale Scalo, un paese di un centinaio di abitanti, un luogo che Giacomo immagina come un’oasi di pace e serenità. È l’inizio di una nuova vita e di un futuro che si prospetta luminoso. Ma l’accoglienza che riceve non è quella che si aspetta: non è ancora sceso dal treno che lo porta a destinazione quando una donna gli dice, con uno sguardo ostile e ferino, che non è il benvenuto lì, che a Centunoscale se la possono cavare da soli. Questo è solo il primo di una serie di incontri inquietanti. Incontri che portano con sé mille domande e interrogativi, mettendo a dura prova l’entusiasmo del giovane capostazione. Chi sono davvero i suoi padroni di casa? E chi è il bambino, i capelli grigi come cenere, che vaga per le strade di Centunoscale? E perché quelle case diroccate, quei muri angoscianti di mattone? Cosa nascondono i paesani? Quale terribile segreto si cela dietro ai silenzi e alle stranezze di Centunoscale Scalo? Giulia Morgani, al suo esordio letterario, riesce, con l’abilità che può derivare solo dal talento, a incantare chi legge con le atmosfere gotiche e inquietanti di Centunoscale Scalo, paese immaginario ma che è naturale dipingersi mentalmente nell’entroterra dell’Italia centromeridionale.

“Il paese dalle porte di mattone” è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, scritto in modo impeccabile, con uno stile asciutto e ricco di dettagli, che rende molto piacevole la lettura.

Il protagonista è Giacomo, giovane capostazione “che aveva vissuto il passaggio dal bambino all’uomo immerso in una guerra che in fondo non aveva capito, ma che aveva combattuto con onore”, e che si ritrova ad avere il suo primo incarico dopo la guerra nel piccolo paesino di Centunoscale Scalo.

Giacomo,durante il viaggio verso la sua nuova destinazione, è felice, pieno di speranze e aspettative e non immagina quello che lo aspetta al suo arrivo in paese, dove gli abitanti si sono chiusi nelle loro case e in se stessi.

Tutto gli è ostile, si sente osservato, spiato, seguito.

Anche il fatto che vada ad abitare nella famigerata e temuta casa di Via del tufo, suscita mormorii e paura.

Tutto gli è nuovo e nel suo entusiasmo giovanile non riesce a comprendere il comportamento così diffidente degli abitanti del paesino e quel senso di angoscia e solitudine che lo invade, forse per la nebbia fitta che si alza ogni sera o forse per il silenzio assordante a cui non è abituato.

Le stranezze che nota sono tante. Anche l’edificio della  stazione, stranamente, è chiuso, con l’ingresso murato, perché, tanto, nessuno arriva in paese e nessuno parte.

Per gli abitanti, la stazione è stata l’inizio di ogni male e “pensavano che, se si chiudevano e non facevano entrare più nessuno nel paese e nei loro cuori, allora sarebbero stati inespugnabili. E che tutto il dolore veniva da quello che era diverso da loro.”

A salvarlo dalla solitudine, e dalla curiosità malevola di Ginevra e di Uacciccì, arriverà Roberto, un bambino di dieci anni dai capelli color cenere, l’unico bambino che si vede in giro in tutto il paese; un bambino solitario con i modi di fare di un adulto.

Giacomo, avido di notizie e curioso di saperne di più sul posto che ora è casa sua, se ne va in giro ad esplorare il paese e a chiunque incontra fa domande perché ha bisogno di avere spiegazioni, ha bisogno di sapere come mai accadono tante, troppe cose strane.

E durante le sue escursioni, la curiosità lo porta ad avventurarsi in alcune case abbandonate e lasciate aperte. Così nota che tutte le case hanno una cosa in comune: hanno dei muri di mattoni.

Cosa sono questi muri di mattone che accomunano tutte le case? A cosa servono? Perché sono stati costruiti? Tanti sono gli interrogativi che si pone, ma avere risposte non è semplice.

Le sue domande, infatti, sono guardate con occhi torvi e non sono accettate e per ogni mancata risposta, inevitabilmente, aumentano in lui gli interrogativi e i sensi di colpa.

La sofferenza delle persone è palpabile, la portano scritta sul volto, sulla persona, sui vestiti. Sono tutti più vecchi di quanto in realtà non siano, perché il dolore invecchia, se uno se lo porta dentro.

Il romanzo racconta una realtà cupa, piena di ansia, di paura, di segreti mai raccontati e la curiosità del lettore aumenta pagina dopo pagina.

E allora, l’autrice ci presenta meglio i personaggi con cui Giacomo viene in contatto durante la sua permanenza nel paese, dando loro voce, facendoli parlare per raccontare la propria “versione dei fatti”.

Ognuno dei personaggi viene descritto soprattutto con le sensazioni e le emozioni che vive e che ha vissuto prima che tutto venisse distrutto. I ricordi sono una parte importante di ognuno di loro e quando vengono a galla raccontano una verità che stride con la realtà.

E così il lettore conosce, tra gli altri, Filuccia, Ginevra, Rosetta, Adele, Primo, Malvina, Ermete.

Tutti loro raccontano delle loro vite spezzate, di come è iniziata la loro fine, non prevista e non voluta.

Tutti hanno in comune il dolore che li accompagna e a cui non vogliono rinunciare, perché è parte integrante della loro persona. Non volevano una vita eccezionale.

“Volevano solo amare,sperare, vivere, cose semplici.”

Il paese aveva vissuto la febbre e poi la guerra, e il dolore e la morte non avevano lasciato tregua, segnando profondamente l’anima della popolazione.

Ma la scomparsa dei bambini era stato il colpo di grazia che aveva cementato ancora di più la grande unione fra gli abitanti di Centunoscale e, al contempo, li aveva separati per sempre.

“Tra la febbre e la guerra il paese era stato messo a dura prova, aveva subito già troppe perdite. Ma la sorte di uno era la sorte di tutti. Le vite qui sono sempre state legate. Ci si stringeva e si andava avanti insieme. Volevamo tutti la stessa cosa.”

Tutti volevano restare soli con il proprio dolore. Non volevano dimenticare, non volevano rinascere, non volevano tornare a sorridere.

Volevano continuare a vivere consapevoli di quello che erano, del loro cuore spezzato e della loro anima persa. Non sapevano e non immaginavano che “anche se feriti si poteva continuare a vivere e germogliare.”

Giacomo non si rassegna. Non riesce ad ignorare quello che vede tutti i giorni e l’ombra di quelle vite che gli passano davanti agli occhi. E quando scopre, fra i documenti ormai ingialliti e inutili ritrovati nella stazione, una vecchia foto capisce cosa deve fare e si mette all’opera, deciso a risvegliare il paese e i suoi abitanti e a riportarli alla vita.

“La cura per quel paese era sconfiggere il senso di inutilità che ognuno si portava dentro.”

Ecco qual è la soluzione.

E così ha un progetto da portare a termine. Smuove il paese intero e gli abitanti, che da anni non facevano altro che crogiolarsi in un sordo dolore, risvegliano le loro coscienze e, inaspettatamente, riscoprono se stessi.

Un viaggio appassionante nei sentimenti, forti, dolorosi, amari, che sono capaci di distruggere o far rinascere una vita.

Un viaggio dal quale si torna cambiati, come capita a Giacomo.

E’ la vita che cambia, è la vita che ti cambia. E non si torna indietro. Diventi sbiadito come un passeggero incontrato una volta su un treno. Neanche ti ricordi com’era essere quello che eri”.

“Penso a come sarei senza il tratto di vita che ho percorso. Forse felice. Forse sprovveduto, ma felice. Senza quella sensazione di sapere già come va a finire”.

I sentimenti sono vissuti al massimo, nel bene e nel male, ma quello più forte è il senso  della vita che ritorna, che vuole vivere a dispetto di chi cerca di soffocarla e spegnerla.

Materiale fornito dalla Casa Editrice

Condividi:
error
fb-share-icon
Tweet
fb-share-icon

Be the first to comment

Rispondi