Recensione in anteprima: La cicatrice perfetta

La cicatrice perfetta

Paola Zeta

Editore Bookabook

Il libro partecipa alla campagna Crowdfunding della casa editrice Bookabook ed è prenotabile sul sito al seguente indirizzo:

La cicatrice perfetta

Demetra è musona, scostante e bisogna stanarla dal credito affettivo che ritiene avanzare dal mondo.

Dai pub dublinesi alle colline maremmane, passando per il ghetto di Roma, la cosa che le viene più facile è fare la valigia, sfilarsi i jeans con soggetti dei quali difficilmente ricorda il nome, e trattare le persone – specie il genere maschile – come bug evolutivi, esclusi i suoi eterni amici Matteo e Anna.

Ma è proprio attraverso le vite degli altri, oltre al fortuito inciampare nell’invadente sorriso fosforescente di Alessandro, che avrà modo di guardare i suoi lividi non come un dolore ancora pulsante bensì come una guarigione sulla quale camminare.

Ammesso e non concesso che il granitico atteggiamento da figlia delle tenebre si lasci scalfire.

Un fiume in piena sono le pagine di questo racconto breve e conciso partorito da Paola Zeta, uno tsunami di dolore che non si riesce a fermare.

Questa è la storia di Demetria, una giovane donna in perenne lotta con il suo mondo, un’anima sperduta in balia del suo dolore.

Nevrotica, scorbutica, insofferente agli altri, insofferente al mondo: sono queste le caratteristiche della protagonista; Demetra rifiuta rapporti duraturi, non ama la vita sociale e scappa ogni qual volta percepisce un minimo sentore di pericolo deleterio per il suo cuore. Lei, chiusa dentro un guscio di paura vive ogni giorno come in battaglia, segue la corrente e accetta gli eventi come trucco per sopravvivere.

Dem non ha relazioni stabili, i suoi rapporti sono flebili, di breve durata: il suo scopo è colmare quel senso di vuoto che sente, ma ovviamente, la sensazione di appagamento dura poco, la voragine che ha dentro è troppo profonda.

Questa giovane donna agisce per paura dell’abbandono, e la paura, si sa, è un’emozione pericolosa; per tale motivo odia sé stessa, il suo duro carattere e la scelta di partire-scappare ogni qual volta un sentimento prova a emergere in lei.

La sua valigia rossa “si apre e si chiude al ritmo di ogni delusione, di ogni peccato di inerzia, di ogni overdose di nulla. Il disgusto non riesce ad essere più forte dell’inquietudine… ha bisogno di annientarsi, per provare qualcosa di più consistente del vuoto che le inghiotte il cuore.

L’unica certezza della vita della protagonista sono i suoi amici d’infanzia Matteo e Anna; quest’ultimi con un espediente divertente portano l’amica in gita. Demetria, qui, incontra Alessandro, uno stravagante ragazzo che prova a far breccia nel suo cuore. Ci riuscirà?

Con una struttura lineare e una scrittura semplice Paola Zeta racconta la sofferenza dell’anima, di come noi esseri umani, essere imperfetti, siamo il risultato del dolore subito. Siamo corpi trafitti, figure colme di “cicatrici” alla perenne ricerca di protezione.

Un parallelismo notevole quello creato dell’autrice nel personificare due astratte e potenti emozioni: Demetra è il dolore, l’angoscia, il mal di vivere; Alessandro è la nostra “coscienza”, quell’input, che spinge a migliorare a credere in qualcosa, perché tutti abbiamo qualche segno addosso.

Paola Zeta colpisce e fa riflettere con questo suo scritto, ma soprattutto risulta veritiera la sua penna; magari non è semplice spiegare alla gente che il dolore non se ne va, resta sepolto, ma è stupido sprecare occasioni per essere felici. “Quello che deve capitarti, prima o poi succede e se è scritto che le persone escano dalla tua vita, bè’ lo faranno, in una maniera o nell’altra, per un motivo o per un altro. E allora tutto il resto del tempo è bene dunque impiegarlo per vivere al meglio, per stare bene e far stare bene le persone a cui si tiene… La coscienza che può, e deve, ogni giorno impegnarsi ad essere felice, a prendersi meno sul serio…. Provarci, buttarsi nelle esperienze e nei rapporti, non toglie nulla e tutte le convinzioni maturate al sole dei tradimenti, delle assenze e degli abbandoni. Quelle restano lì, soldatini vigili pronti a scattare in avanti con il fucile carico, al minimo sentore di pericolo, pur tuttavia godendosi ogni occasione di riscatto.

Materiale fornito dall’autrice

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