Recensione: “Io esisto. Babbo Natale vuota il sacco”

Cari lettori, siete pronti per un divertentissimo viaggio dentro il libro di Natale più irriverente di tutti i tempi? Saverio Raimondo ci racconta il Natale da un punto di vista inedito e utilizzando un linguaggio graffiante, inconsueto e depurato di tutti i falsi buonismi che circondano la festa più amata dell’anno.

Io esisto. Babbo Natale vuota il sacco

Saverio Raimondo

Editore: DeA Planeta Libri
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 5 novembre 2019
Pagine: 143 p., Brossura
EAN: 9788851175559

Recensione a cura di Manuela Morana

Dopo quasi due secoli, finalmente Babbo Natale (sì, proprio lui!) risponde a tutte le lettere ricevute. Ha trovato il tempo perché quest’anno, per la prima volta, Babbo Natale ha deciso di non portare regali: la secolarizzazione avanza e sempre meno bambini credono in lui (complice anche l’e-commerce); nel teso scenario globale, le sue ripetute violazioni dello spazio aereo non saranno più tollerate da organi militari e sovranazionali; gli animalisti non intendono più soprassedere al suo sfruttamento delle renne; e l’ombra del MeToo si allunga anche su di lui e sul suo proverbiale far sedere i bambini sulle ginocchia, comportamento ritenuto ormai inappropriato. Ma soprattutto, Babbo Natale quest’anno non porterà doni perché a meritarseli sono solo i bambini buoni; ma ormai i bambini sono tutti cattivi! Rispondendo a bambini comuni e ad altri famosi (come Greta Thunberg e il principino George), a bambini di oggi e ad altri che non lo sono più da un pezzo (come il Santo Padre e Donald Trump), di lettera in lettera Babbo Natale si racconta e ci racconta chi siamo e cosa siamo diventati: ipocriti, contraddittori, fanatici, ma soprattutto ridicoli. Fino all’ultima, fulminante rivelazione. Un epistolario comico, invettivo e spudorato, da parte di un osservatore privilegiato dell’umanità che non ha più nulla da perdere nel rompere il suo silenzio e dirci in faccia la verità.

Questo è proprio il genere di libro sul Natale che mai mi sarei aspettata di leggere! Solitamente i libri ambientati durante questa festività sono tutti pieni di buoni propositi, amore, perdono e bei sentimenti, niente di più lontano da quest’opera.

Se quando pensate ai libri sul Natale la prima cosa che vi viene in mente è il famoso “Canto di Natale” di Charles Dickens, leggendo questo libro, vi renderete conto di essere completamente fuori strada.

L’autore di questo breve, ma tagliente, romanzo epistolare dà finalmente la parola a un personaggio che tutti conosciamo e purtroppo quello che ha da dirci non è niente di piacevole.

Babbo Natale esaminando l’evolversi della società e dei costumi ha deciso che da quest’anno non poterà più regali a nessuno e così si è seduto alla sua scrivania e ha deciso di rispondere alle lettere di bambini ed adulti ai quali sente di dover dire qualcosa.

La prima lettera alla quale risponde, con un bel po’ di ritardo, è quella di Daniele, che ben quarantasette anni prima, gli aveva chiesto come riusciva a entrare in casa sua visto che lui non aveva il camino. A questo punto, dobbiamo ammettere che quasi tutti da bambini ci siamo posti la stessa domanda e quindi vi svelo la sua risposta a questo dubbio che ci tormentava facendoci battere il cuore dalla paura che Babbo Natale si dimenticasse di entrare in casa nostra con i suoi regali.

Bé, intanto come hai potuto poi constatare dai regali sotto l’albero, l’assenza di un caminetto non ha impedito né il mio ingresso né quello dell’automobile a pedali da te tanto desiderata.

[…]

Già quando eri bambino tu, la storia che io scendessi dai comignoli era solo un vecchio retaggio del passato.

[…]

I caminetti hanno cominciato via via a sparire; e il sottoscritto ha dovuto trovare metodi alternativi per entrare nelle vostre case. Le finestre, certo; ma a parte in America Latina, chi altri tiene le finestre aperte a dicembre? Avrei dovuto forzare persiane in tutto l’emisfero boreale; per non parlare delle inferriate da scardinare.

Così a nord dell’equatore, sono entrato nelle vostre case (compresa la tua) anche e soprattutto attraverso il wc. Lo so, non è un’immagine molto natalizia quella di un vecchio con la barba bianca che esce dalla tazza del cesso carico di doni e gocciolante di liquami; ma così va il mondo.

[…]

Ecco, credo di aver risposto alla tua domanda. Ora ne ho una io per te: ho visto che hai dei bambini, ma non mi scrivono. Perché? In cosa ti ho deluso? Non era quella l’automobile a pedali che volevi?

Spero vorrai rispondermi anche tu, magari prima di quanto abbia fatto io con te.

Cordialmente,

Babbo Natale

Tra richieste di “smartphone ultimo modello” fatte da bambine di sei anni che dovrebbero desiderare ben altro, bambini crudeli che torturano i gatti randagi e che poi scrivono a Babbo Natale per fargli sapere che desiderano “videogiochi sparatutto violentissimi, bazooka ad acqua e coltelli a serramanico con la punta arrotondata”, bambini di sette anni che chiedono di ricevere una “sigaretta elettronica” per semplice spirito di emulazione, si snoda un romanzo che ci mette davanti alla triste realtà che ci circonda facendoci capire che forse un’inversione di rotta è auspicabile oltreché doverosa.

L’autore con questa sua opera, estremamente divertente e realistica, vuole metterci davanti ad una vera e propria denuncia sociale contro ciò che stiamo diventando. Incontentabili, pretendiamo di avere tutto e subito senza essere in grado di dare nulla in cambio, convinti di essere perfetti e di avere figli stupendi e infallibili abbiamo completamente dimenticato l’empatia e lo spirito di unità e condivisione.

Babbo Natale ci spiega parlando con Lucia, una delle poche bambine buone rimaste, perché ha deciso di non portare più i regali. Ci racconta, non senza dispiacere, di come sempre meno bambini gli scrivono ogni anno perché ormai con gli acquisti online basta un click per avere a casa tutto ciò che si desidera e non è più necessario aspettare il Natale.

Inoltre, secondo i dati del suo osservatorio, ormai l’oltre l’83 percento dei bambini sono cattivi quindi passerebbe la notte a portare carbone con ovvie polemiche da parte degli ambientalisti.

Cara Lucia,

rispondo in via del tutto eccezionale alla tua letterina per comunicarti con grande dispiacere che, contrariamente alla tradizione, a partire da questo Natale non consegnerò più i regali di rito. Il servizio è sospeso, probabilmente per sempre. Del resto, sempre meno bambini mi scrivono: un po’ perché non credono più in me, un po’ perché, da quando gli acquisti online hanno reso così facile soddisfare un desiderio, è diventato obsoleto aspettare Natale.

[…]

Così non ha più senso, io mi ritiro.

Però mi dispiaceva pensare ai bambini buoni come te, che la mattina di Natale, si alzano, vanno sotto l’albero e – già mi vengono le lacrime agli occhi! – non trovandovi i regali pensano di essere stati cattivi o peggio, che io mi sia rincoglionito.

No, cara Lucia: non sei stata cattiva, né io soffro di demenza senile; ed è per questo che ti scrivo, a scanso di equivoci.

La verità è che i bambini sono diventati tutti stronzi.

Scusa le parolacce, ma è così.

Non tu, tesoro; ma la maggior parte dei bambini sono degli emeriti, piccoli stronzi.

Già nella loro totale innocenza i bambini sono un flagello, una sciagura: lacerano e spappolano i corpi delle donne che li partoriscono, spengono la passione nelle coppie, causano insonnie, tensioni e litigi; hanno distrutto più matrimoni i bambini delle relazioni extraconiugali.

Le lettere sono davvero tante e gli argomenti trattati sono vari, non mancano nemmeno quelle indirizzate a personaggi famosi: dal Papa, al Principe George, dal consiglio d’amministrazione della Coca-Cola che per anni ha sfruttato la sua immagine, a Wikipedia, da Greta Thunberg a Donald Trump, passando per influencer e trafficanti di stupefacenti che l’hanno sfruttato per i loro loschi fini.

Saverio Raimondo tocca, con molta intelligenza, tanti temi delicati e scottanti come la fecondazione assistita, le adozioni gay, i NoVax, il materialismo dilagante, la crisi dei valori importanti e della famiglia moderna e lo fa sempre con moltissima ironia, e in una lettera anche autoironia, senza idealizzare Babbo Natale ma rendendolo estremamente umano e come tale assoggettato ai vizi e alle tentazioni dei nostri tempi.

Un romanzo divertente e diverso dal solito, perfetto per tutti gli adulti, ma forse particolarmente apprezzabile da quelli che non amano troppo le festività natalizie e la falsità che purtroppo spesso le circonda. Il Grinch che è in voi si divertirà da matti a leggerlo, ve lo garantisco.

E poi chissà che, dopo averlo letto, non venga anche a voi un po’ di malinconia per i tempi andati e non corriate a prendere carta e penna per scrivere una bella letterina a Babbo Natale per convincerlo che l’umanità non è proprio così pessima come appare e che c’è ancora la possibilità di migliorare e tornare a essere buoni, in fondo si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire!

P.S. Babbo Natale, se mi leggi, non andare in pensione, abbiamo ancora bisogno di te,  di sognare che un mondo migliore sia possibile e della magia che sono tu sai creare! 

Con affetto,
Manuela

Saverio Raimondo è un comico italiano nato a Roma nel 1984. È presenza fissa a Porta a Porta di Bruno Vespa e questo è il suo secondo libro.

Materiale fornito dalla casa editrice

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