Recensione: “Ricordati di Bach” di Alice Cappagli

Cari lettori, oggi vi porterò con me in un viaggio nel mondo della musica, intesa come stile di vita, passione, porta attraverso cui guardare il mondo. Ma anche come fatica, lavoro, sfida continua con se stessi. Perché la musica non ha limiti, è una passione così potente da riuscire a cambiare una vita.

Ricordati di Bach

 Alice Cappagli

Editore: Einaudi
Collana: I coralli
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 30 giugno 2020
Pagine: 264 p., Brossura
EAN: 9788806244255

Recensione a cura di Maria Ruggieri

Esistono passioni cosí potenti da cambiarti la vita. Da rovesciarti la testa, i pensieri, lo sguardo. Per Cecilia la musica è esattamente questo: un modo di vivere, il solo che conosce. «Fai finta di dover parlare di tutto quello che è finito in un abisso, – le dice il suo maestro. – Della gioia e del pianto, della vita e della morte. Fai finta di dovermi raccontare qualcosa che non ha mai avuto parole per essere descritto. Rimane Bach. Tolto tutto rimane solo lui: la lisca del tempo». Ma il tempo che cos’è? Cecilia ha otto anni quando un incidente d’auto le lede per sempre il nervo della mano sinistra e si mette in testa d’imparare a suonare il violoncello. E ne ha diciannove quando tenta i primi concorsi. In mezzo, dieci anni di duro lavoro con Smotlak, un maestro diverso da tutti gli altri, carismatico, burbero, spregiudicato. Per arrivare a scoprire qual è il senso di ogni sfida e della sua stessa vita. Cecilia è ancora una bambina, quando a dispetto di tutto e di tutti – in particolare dei suoi genitori –, entra all’Istituto Mascagni di Livorno, un conservatorio, e di quelli seri. Scoprirà a poco a poco cosa significa segarsi i polpastrelli con le corde, imparare solfeggio e armonia, progredire o regredire, scoraggiarsi o meravigliarsi. Educare la sua mano, sfidarla. E trovare una forza inaspettata, un’energia che sembra sprigionare direttamente dalla fatica. Il suo insegnante, Smotlak, spirito spericolato e grande scommettitore, capace di perdere a un tavolo da gioco un Goffriller del 1703, punta su di lei come si può puntare su un cavallo, e mira a farla diventare come gli altri, «quelli senza cuciture». Intorno a loro, una schiera di personaggi che impareremo a conoscere pagina dopo pagina: Odila, compagna di corso e unica amica, la terribile prof. Maltinti, il «sovietico» Maestro Cini… Ma «le vere lezioni non sono quasi mai a lezione», e Cecilia non tarderà a capirlo, scoprendo che una scommessa ben piazzata può portarti lontano e che un vero maestro insegna veramente tutto: perfino a vivere.

“Ricordati di Bach” è un romanzo che riesce a catturare il lettore e a inchiodarlo alle sue pagine, e anche se il lettore non è un musicista e non riesce a capire fino in fondo la musica, non può che restare rapito dai suoni e dalle melodie che sembrano diffondersi dalle sue pagine.

Trasuda la passione, unica molla senza la quale nulla può avere vita, e la magia che la musica emana. Perché la musica è vita, è speranza, è lotta, è un baluardo eretto contro il mondo e perché no.. possiede un potere curativo tutto particolare.

L’autrice, con maestria e semplicità, senza lesinare termini tecnici che aiutano ad entrare meglio nel tema, narra la storia della sua vita di violoncellista e permette al lettore di calarsi nella sua parte, di vestire i panni di Cecilia, che conosciamo a otto anni e che lasciamo in età adulta, e di vivere con lei le avventure che l’hanno portata a realizzare il suo grande sogno.

Cresciuta con una mamma che non le sembrava normale ma un “qualcosa di chimico, perché le sue reazioni erano imprevedibili” e un padre sempre chiuso nella sua stanza con i suoi libri e la sua passione per i classici, Cecilia subisce un grave incidente.

In quell’incidente lasciai una bella dose di fiducia nel futuro, ma soprattutto la certezza di essere invulnerabile”.

Infatti, all’improvviso la sua vita cambia totalmente e passa da “figlia unica curata e accudita come un bonsai”, a bambina che deve trovare la soluzione ai suoi problemi da sola, perché non si sente compresa dalla famiglia, non riesce ad avere un rapporto sereno con i suoi genitori e non si fida più di nessuno, men che meno di sua madre, persona negativa e opprimente, “zuppa di sensi di colpa e pessimismo”.

L’incidente la ferisce gravemente e la sua mano diventa “di frolla”, mentre lei diventa ancora più vulnerabile; da quel momento in poi ogni cosa diventa una lotta “per la sopravvivenza”, perché sa che dovrà lavorare il doppio per ottenere ciò che vuole e per costruirsi un futuro.

La sua salvezza arriva con la scoperta di un violoncello appartenuto tanti anni prima a suo nonno.

A quel punto lo scoperchiai e rimasi senza fiato. Il violoncello se ne stava lì a guardarmi inerme, stupito. Un essere vivente in letargo, di sicuro con le orecchie … aveva qualcosa che mi somigliava: si sentiva solo, era indifeso e scontroso, avrebbe voluto cantare ma non poteva perché l’avevano smontato, magari dopo un passato felice. Aspettava anche lui tempi migliori.”

Stranamente, sente una forte attrazione per quello strumento sgangherato e la scoperta di una foto di famiglia in cui il nonno posava con il violoncello la ipnotizza al punto che la decisione oramai è presa e irrevocabile.

“Studiai bene la foto in cui si vedeva in che posizione andava tenuto e mi dissi che da quel momento sarebbe stato quello il posto dove incastrare cuore, cervello, polmoni. Lì fra le mie braccia era a suo agio.”

Le passioni, però, per essere vissute, richiedono temerarietà, coraggio e perseveranza, ma Cecilia è pronta a lottare contro il mondo pur di realizzare il suo sogno. E riesce a vincere tutti i tentativi di boicottaggio che vorrebbero impedirle di andare avanti e vivere a modo suo.

L’incontro con il Maestro Smotlak, della scuola Mascagni, contribuirà al cambiamento radicale della sua vita.

Smotlak è imprevedibile, geniale e incomprensibile; insegna a Cecilia molto di più di quello che un Maestro può insegnare ad un alunno durante le ore di lezione. Da accanito scommettitore, Smotlak le insegna a scommettere. Soprattutto su se stessa, perché intuisce che la menomazione che Ceciia ha subito è un grande limite per lei e le provoca grandi difficoltà.

Ma il modo di insegnare musica del Maestro è unico e solo quando Cecilia comprende che “le dita non sono tutto. Suonare il violoncello è un modo di vivere. Devi avere la testa adatta”, ecco che riesce a spiccare il volo. E la sicurezza in se stessa fa il resto e compie il miracolo di cambiare radicalmente la sua vita e la prospettiva del suo futuro.

Ma nulla avviene senza sforzo e fatica. Cecilia, sempre più chiusa nel suo mondo del quale nessuno vuole fare parte, “si nutre di sogni per non dover fare i conti con tutto il resto. … lotta tra l’obiettivo che vuole raggiungere e i suoi limiti .“

Ma le delusioni sono sempre dietro l’angolo. Quando pensa di aver persino trovato un’amica con cui condividere le sue passioni, ecco che le cose cambiano di nuovo e di nuovo Cecilia ha la conferma che solo la sua musica non potrà mai tradirla.

“La musica è una lingua di sinonimi e analogia. Può significare tutto e il contrario di tutto, è tanto precisa quanto equivocabile. … Suonare non è solo un gradevole esercizio meccanico…. Fa parte dello stesso impulso che ti fa cercare una fontana quando hai sete, o ridere, o piangere, prede proprio quella forma lì, del bisogno.”

E il suo violoncello diventa il suo migliore amico, il suo tutto, il suo alter ego, la sua anima. Cecilia non ne può fare a meno, nonostante ciò le provochi un allontanamento dalla famiglia, dagli amici, dagli obiettivi scolastici e nonostante la musica le faccia trascurare tutte le altre cose della vita.

Ma lei non vuole quello che vogliono tutti. Ha bisogno di altro. Ha bisogno di stare con se stessa, di immergersi nei suoi sogni. E allora suona Bach.

“Bach… aveva un effetto distensivo di certo, almeno potevo far correre le dita e scavare in quella materia enigmatica che sono i pensieri inespressi.”

E alla fine Cecilia, cocciuta come un mulo, bambina e poi donna che “aveva suonato a dispetto dei santi” è un bell’esempio di come non si debba mai mollare, non si debba mai smettere di credere ai propri sogni e di inseguirli, di come si debba scommettere sempre su se stessi.

Un libro che trasmette grande forza, passione e consapevolezza che se si vuole qualcosa, non ci si deve arrendere mai.

Un bellissimo esempio di scommessa sul futuro.

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