Recensione: “Sara al tramonto” di Maurizio De Giovanni

Sara al tramonto

Maurizio De Giovanni

Editore: Rizzoli

Collana: Nero Rizzoli

Anno edizione: 2018

In commercio dal: 10 aprile 2018

Pagine: 360 p., Brossura

EAN: 9788817099431

Recensione a cura di Giulia Capacchietti

Sara non vuole esistere. Il suo dono è l’invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall’anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l’unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un’unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso. Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra – fin quasi i pensieri – della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla.

De Giovanni ci fa conoscere un nuovo personaggio, Sara Morozzi, diversissimo dagli altri nati dalla sua fantasia, ma altrettanto coinvolgente e misterioso.

Adoro Maurizio De Giovanni e adoro i personaggi da lui creati.

Per questo motivo mi sono approcciata a questa nuova serie con molto timore. Avevo paura che potesse in qualche modo deludermi.  Invece, De Giovanni ha soddisfatto le mie aspettative, anzi probabilmente le ha anche superate.

In questo romanzo, De Giovanni immagina una figura femminile originale, che non risponde a nessun canone a cui ci ha abituati.

Sara è del tutto anonima, lo vuole essere nonostante nasconda una bellezza unica e indimenticabile se solo si andasse un po’ oltre la superficie.

Inoltre nasconde un passato di rinunce e scelte difficili, fatte per amore ma anche per lavoro. Ma non per questo è arrivista e concentrata solo sulla carriera, anzi è la prima a ritirarsi quando qualcosa di più importante irrompe nella sua vita.

Accanto a Sara opera, suo malgrado, il detective Davide Pardo, esattamente l’opposto di Sara, goffo, ironico, che però presenta dei tratti malinconici e amari.

È impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla simpatia di Pardo, che è un protagonista come non ne abbiamo mai trovati negli altri romanzi di De Giovanni.

Sappiamo benissimo che l’autore è un maestro nel creare personaggio sui generis, ma che rispecchiano le persone che potremmo incontrare nella quotidianità. Infatti, non si discosta mai dalla realtà, mai crea personaggi esageratamente eroici, ma si tratta sempre di figure “normali” non stereotipate.

Pardo si scontra spesso con Viola, la compagna incinta del defunto figlio di Sara e i siparietti che i due mettono in scena sono esilaranti. Viola, da parte sua è una ragazza decisa e intraprendente. Sarà di grande aiuto nella risoluzione della vicenda.

L’indagine, in realtà, come spesso accade nei romanzi di De Giovanni, è solo una scusa per analizzare le diverse psicologie dei personaggi, non solo di quelli principali, ma anche di tutti gli altri, anche di chi non rientra strettamente nella vicenda.

C’è dunque il nonno infastidito che deve prendersi cura del nipote affidatogli dai genitori separati, ci sono i due ragazzi innamorati che aspettano l’imbrunire per farsi due coccole, c’è la cameriera empatica che condivide i problemi dei clienti.

Il tutto in una Napoli appena accennata, che rimane sullo sfondo senza mai comparire davvero, tanto che si ha il dubbio di quale sia la città in cui l’avventura si svolge.

Pian piano, nel corso della lettura, conosciamo Sara, il suo passato, le sue scelte, il suo amore. De Giovanni intervalla il racconto con monologhi fatti dal compagno di Sara, Massimiliano, attraverso cui lei ci compare in tutta la sua complessità.

Anche questo escamotage viene usato spesso da De Giovanni, che usa intervallare il racconto con piccole riflessioni fatte da personaggi apparentemente secondari, ma che servono a delineare perfettamente le umanità che popolano il racconto.

Si tratta, dunque, di un romanzo mesto, triste, con atmosfere cupe e misteriose.

A stemperare il clima angosciante della narrazione ci pensa Boris, il Bovaro del Barnese di Pardo, coccolone e pasticcione che riconosce in Sara la sua vera padrona. Boris strappa più di un sorriso ed è una delle figure più riuscite della storia.

È un romanzo originale, scritto alla maniera di De Giovanni, pieno di sentimenti, che lascia l’amaro in bocca, capace di commuovere ma di dare anche e comunque speranza.

Non vedo l’ora di leggere la seconda avventura di Sara, Pardo e Viola; voglio vedere crescere questi personaggi e voglio che diventino figure famigliari nel mio immaginario.

VIDEO RECENSIONE:

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