Recensione: “Sette secondi” di Caterina Ambrosecchia

Bentrovati Lettori!
Oggi voglio porvi una domanda: può un viaggio cambiare la vita? Per Caterina Ambrosecchia sì e ce lo dimostra nel suo bellissimo romanzo “Sette Secondi”. Vi invito sinceramente a perdervi tra le pagine di questo libro, ne uscirete arricchiti nello spirito e nella mente.

Sette secondi

Caterina Ambrosecchia

Editore: Gelsorosso
Collana: Cardi
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 14 dicembre 2018
Pagine: 160 p., Rilegato
EAN: 9788898286720

Recensione a cura di Francesca Simeoni

Quattro giovani donne al loro primo viaggio insieme in Grecia: Silvia, alta, bionda, con una perdita non ancora risolta; Annamaria, occhi azzurri sfuggenti, tratti duri, nordica quanto basta per immaginare origini lontane e una cicatrice che nasconde una ferita ben più profonda; Alessandra, la più giovane, scura, bella, con un naso importante e uno sguardo da bambina spaventata, difficile da decifrare per tutti (lei compresa); infine Elena, ventotto anni, la più riflessiva, con piccole manie nevrotiche, che vuole lasciarsi alle spalle un amore interrotto. Con il loro zaino pieno all’inverosimile, approdano a Mykonos, nella confusione e nella calca vacanziera. Quella terra affascinante, spazzata dalle raffiche di vento e riarsa dal sole, diventa il luogo di partenza per intraprendere un cammino inaspettato dentro loro stesse, nel tentativo di liberarsi dal proprio passato e dalle proprie paure. Le protagoniste si cercano, si raccontano, si affidano e talvolta sfuggono le une alle altre, provando ad alleggerire un ingombrante bagaglio contenente tutto ciò che negli anni si è accumulato nelle loro complicate vite. Pian piano nuove identità di delineano, vecchi segreti si svelano.

“Il viaggio ebbe inizio nel momento in cui l’agenzia confermò la prenotazione”

È l’estate del 1994 e quattro ragazze si accingono a compiere un viaggio a Mikonos.

Non eravamo le amiche di scuola i di università che decidono di fare il viaggio della maturità o della laurea. Diverse per età, per studi e per interessi, eravamo inciampate per caso in quel viaggio. Le avevo conosciute pochi mesi prima al corso di aerobica, in palestra…Si erano avvicinate e mi avevano coinvolta calorosamente, fu solo al momento dei saluti che una di loro mi lanciò un: “Noi andiamo a Mykonos quest’estate, vuoi venire?”. Così senza preavviso. La domanda risuonò come se mi fosse pervenuta per effetto di un’eco. Erano stati sufficienti pochi secondi per rispondere – ne avevo contati mentalmente sette, il mio numero fortunato -, e di getto avevo risposto: “Sì””.

C’è Elena, l’io narrante, 28 anni, sola, senza famiglia, ricca di piccole nevrosi e reduce da una storia d’amore finita; Silvia, insegnante di sostegno che porta con se il dolore di una recentissima perdita; Alessandra, giovanissima e indecifrabile ed infine Annamaria con la sua misteriosa cicatrice.

Ognuna porta con se qualcosa di irrisolto, un dolore da affrontare, una vita da comprendere, un carico emotivo con cui fare i conti…

La Grecia le accoglie tra le note di “7 seconds” di Youssou N’dour, come una madre amorevole, con le sue spiagge assolate, le sue mattine ventose, le sue acque cristalline e la lentezza di una vita sempre uguale a se stessa e per questo così rassicurante.

Per tutte saranno giorni intensi ricci di emozioni, confessioni, promesse, scoperte e riscoperte, in un’estate che segnerà per sempre le loro vite.

“Pensavo alla mia vacanza, iniziata in un modo e rivelatasi in un altro: non si trattava più di un viaggio disimpegnato con delle persone semisconosciute. Il viaggio aveva assunto un’altra forma. Il giorno del rientro si avvicinava inesorabile, ma nel mio cuore c’era tanto da far sedimentare. Quelle giovani donne avevano tirato fuori tutto ciò che negli anni si era accumulato nelle loro esistenze”

Questo romanzo mi ha letteralmente stregato, ho amato tutto: i personaggi, i loro segreti e le loro vite.

Più di tutto però ho amato la capacità dell’autrice di affrontare argomenti complessi e spinosi con la semplicità di una chiacchierata tra amici.

In queste pagine si  parla di abusi e violenza, di eutanasia e di omosessualità senza  cadere in usuali cliché e tristi luoghi comuni; obbligando comunque il lettore a fare i conti con essi  e a confrontarsi con le proprie convinzioni e, perché no, con i propri limiti.

Ciò mi ha colpito  infine è la scelta stilistica dell’autrice di dare in mano il suo racconto ad una delle protagoniste: ciò rende la lettura del romanzo scorrevole ed aiuta – per me è stato così – il lettore ad entrare nelle storie da spettatore accomodato in prima fila, lo accompagna nelle vite delle protagoniste e nelle loro scelte come fosse un amico – più di una volta mi sono sentita parte di questo viaggio e mi è sorta spontanea la voglia di consigliare o semplicemente abbracciare queste fantastiche ragazze.

Personalmente consiglio a tutti la lettura di questo libro sicura che, al termine del viaggio, anche Voi sentirete di essere cresciuti.

Che cosa mi portavo a casa?…Quanto bagaglio avevo da portare, molto più ingombrante dello zaino con cui ero partita

Materiale fornito dall’autore

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