Recensione: “Un cuore da nutrire” di Motoko Iwasaki

Sei un amante della cucina e della cultura giapponese?
Bene, questo è il libro per te!
Un Cuore da nutrire è come un Hare no Hi e cioè un giorno di festa che per i giapponesi ha un significato ancora più profondo, vale a dire è un Giorno Sereno, uno spiraglio di cielo azzurro tra le nubi. Motoko Iwasaki, autrice di questo libro ci fa il dono di brevi e succosi racconti sui piatti tradizionali giapponesi legati ai ricordi della sua infanzia.
Buona Lettura!

Un cuore da nutrire. Ingredienti e sentimenti giapponesi

 Motoko Iwasaki

Editore: Ali Ribelli Edizioni
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 5 novembre 2019
Pagine: 184 p., Brossura
EAN: 9788833464626

Recensione a cura di Anna Ciotti

“Un cuore da nutrire” è un viaggio nella cultura non solo gastronomica del Paese del Sol Levante: dall’incontro con il maestro di cucina di un grande tempio zen ai ricordi di una difficile infanzia, ogni racconto, in uno stile originale, immaginifico e allo stesso tempo leggero, sa stimolare confronti e riflessioni sul significato profondo della relazione tra cibo e anima. È un libro dedicato a chi vuole conoscere il vero Giappone e a chi rifugge dai luoghi comuni per cercare l’essenza delle cose. “E quando desidero generare dentro di me la magnanimità chiamata Daishin, un grande cuore, come una grande montagna, o un grande oceano, senza preconcetti, senza esaltazioni e condizionamenti, non posso che costruirla sulla base di questi sentimenti a me carissimi”.

Un cuore da nutrire – Ingredienti e sentimenti giapponesi”, è il primo libro di Motoko Iwasaki, che da vent’anni vive in un piccolo paese del Piemonte, con suo marito Claudio e il suo cane lupo Belka.

In Italia, la sua passione per la cultura culinaria, l’ha portata a collaborare con la rivista Il Golosario di Paolo Massobrio (giornalista enogastronomico), per la quale ha cominciato a scrivere articoli sui piatti e la cultura giapponese.

A partire dal risvolto di copertina si trova una dolce immagine dell’autrice con il suo cane e sotto si legge

“E’ forte chi sa vivere, anche senza tecnologia, con la natura con cui non si può barare”,

un chiaro invito a staccare l’attenzione dallapiccola scatola nera che chiamiamo cellulare per vedere il mondo da un’altra prospettiva.

Meno di 200 pagine, scritto in caratteri grandi e comodo da leggere, 19 brevi racconti con prefazione di Gad Lerner e un’introduzione che spiega il motivo per cui ci troviamo a leggere questa piccola gemma zen.

La parola e il concetto Zen torna continuamente in questo libro, a cominciare dall’impaginazione, infatti sin dalla prima pagina, ci troviamo di fronte degli ideogrammi giapponesi, i cosiddetti Kanji, simboli grafici giapponesi che rappresentano dei significati ben precisi.

Ogni racconto ha un titolo ed è introdotto da un Kanji, con la traduzione nella pagina successiva; espediente chel’autrice utilizza per porre alla nostra attenzione un simbolo che racchiude in sè il tema del racconto, tutto da meditare.

Personalmente ad ogni racconto sono rimasta per qualche secondo in osservazione dei simboli che sembrano come un portale per un nuovo viaggio da affrontare.

I primi ideogrammi che incontriamo hanno questo significato:

Gioia, Sicurezza, Magnanimità

tre parole cariche di promesse che conducono il lettore alla scoperta della pratica zen che arriverà in modo molto naturale, anche per gli instancabili matematici abituati a mangiare insalate di pane e logica. Con la scrittura di Motoko si va ad applicare una vera e propria metodologia dello spirito mediante questi semplici, diretti e concreti racconti, che ci permettono di pensare, meditare, e riflettere.

Ogni racconto tratta di materie prime e piatti appartenuti all’infanzia di Motoko cresciuta in una cultura ricchissima di tradizioni, sedimentata nei secoli.

Motoko si reca nel grande e antico Convento di Eihei-ji, vicino al suo piccolo paese di origine, fondato nel 1244 dal monaco Eihei Dōgen famoso per aver scritto il testo Tenzo Kyōkun (Istruzioni a un cuoco zen ovvero come ottenere l’illuminazione ) dove afferma che “la professione di Tenzo è venerabile quanto lo sono praticare lo zazen (pratica della meditazione zen di scuola Sōtō ) e studiare i sutra”.

L’autrice intervista il Maestro Tenzo, il venerabile capocuoco del Tempio che mostra come ogni singolo movimento riceve la massima concentrazione e solennità a cominciare dal taglio, dalla cottura di una semplice carota o una melanzana; alimenti che nel piatto cotto esprimeranno la loro sacra natura.

Dai vari racconti il lettore comprende cosa si intende dedicare attenzione ad ogni minima azione, anche da quelle più semplici come fare un’omelette. Ad esempio in Giappone è famosa la Cerimonia Tradizionale del Tè, questo rito ha delle regole importanti da rispettare, niente viene lasciato al caso, infatti, le donne giapponesi iniziano da giovanissime a prendere lezioni sulla cerimonia del tè e continuano anche per tutta la vita. Questo per far comprendere quanto sia importante il gesto che si concentra in un preciso codice di comportamento.

Ho trovato utile e piacevole leggere il libro in formato cartaceo, perchè a leggere Motoko Iwasaki, fa questo effetto, viene voglia di usare quelle famose matite a due colori (blu e rosse) e scrivere delle note personali ai margini; sottolineare, mettere i punti esclamativi a intere frasi cariche di poesia, di gioia di vivere, di esperienze che segnano in modo universale la vita degli uomini.

La lettura ha una prosa semplice ed esplicativa, tuttavia si sente l’esigenza di lasciare sedimentare per almeno qualche giorno questi brevi racconti come se fossero dei veri e propri pasti esotici da provare, gustare e meditare. In questi brani il lettore troverà la spiegazione di piatti tipici del Giappone e dei suoi ingredienti, e per ognuno, c’è un momento di vita personale dell’autrice che parla di emozioni, di ricordi, di nostalgie lontane e fortissime che vanno dritte al cuore, al quel corpo sottile che si chiama anima.

E’ così che Motoko conduce il lettore, in un viaggio fatto con grande umiltà e gentilezza e mostra la sua cultura di origine attraverso dei dettagli che rendono questo popolo estremamente affascinante.

Un Cuore da nutrire è un livre de chevet, un piccolo tesoro di sentimenti ed emozioni che si dipanano con serenità e distacco e mostrano ricordi d’infanzia, ritualità, e cultura in una narrazione realizzata in poche e sostanziose pagine.

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