Recensione: “Violette di marzo” di Philip Kerr

Cari lettori amanti della storia e dei polizieschi,
oggi vi proponiamo “Violette di marzo” di Philip Kerr, un thriller ambientato nella Berlino del 1936 che ci parla di nazismo, di un misterioso omicidio e che ha quale protagonista un ex poliziotto che si troverà a dover far chiarezza su un caso molto più pericoloso del previsto.
Buona lettura!

Violette di marzo. La trilogia berlinese di Bernie Gunther. Vol. 1

Philip Kerr

Traduttore: Patrizia Bernardini
Editore: Fazi
Collana: Darkside
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 30 gennaio 2020
Pagine: 317 p., Brossura
EAN: 9788893256827

Recensione a cura di Nelide

Nella Berlino del 1936, alla vigilia delle Olimpiadi, marito e moglie vengono assassinati nel loro letto e il loro appartamento viene incendiato. Il padre della donna, Hermann Six, un industriale milionario, vuole fare giustizia – o meglio, rivuole la preziosissima collana di diamanti della figlia Grete, che è stata rubata. Si rivolge perciò al detective privato Bernie Gunther, veterano di guerra ed ex poliziotto. Grete non ha fatto testamento e dunque tutti i suoi averi spetterebbero al marito, Paul Pfarr, il quale ha nominato suo unico erede legittimo il Reich stesso. Come scopre in seguito Gunther, Pfarr era una “violetta di marzo”: un affiliato dell’ultima ora al Partito Nazionalsocialista. L’investigatore si troverà invischiato in una vicenda pericolosissima che tocca le alte sfere del potere nazista, tormentato da un conflitto interno. Bugie, eccessi, corruzione e brutalità sono all’ordine del giorno, mentre a muovere le fila di tutto ci sono Himmler e Göring.
È il momento di riscoprire l’iconico Bernie Gunther, detective privato antinazista, vero berlinese, beffardo e donnaiolo, che si trova ad affrontare quotidianamente il male assoluto: la città cupa e dilaniata dalla corruzione, l’antisemitismo e lo strapotere dei gerarchi. Scritto con una grande potenza evocativa, Violette di marzo, primo capitolo della trilogia, trasporta i lettori nel cuore della Berlino nazista e dà vita a un nuovo, indimenticabile investigatore privato nella grande tradizione di Hammett e Chandler.

Berlino, 1936. Vigilia delle Olimpiadi. Il Dottor Fritz Schemm, avvocato tedesco, dello studio Schemm & Schellenberg, non è un uomo di tante parole. Quando si presenta alla soglia della porta di Bernie Gunther, veterano di guerra ed ex poliziotto che ha perso il braccio con Luderndorff nell’assalto della fortezza di Liegi, non accetta un no come risposta. Mezzo ubriaco Bernie si ritrova a colloquio con Hermann Six, industriale milionario, con un unico obiettivo: recuperare i beni della figlia Grete e in particolare una preziosissima collana di diamanti. Grete, insegnante fino al 1934 prima che subentrassero le ulteriori restrizioni del regime nazista, e suo marito Paul Pfarr, sono morti nell’incendio della loro casa a Lichterfelde Ost. Ma prima che questo scoppiasse gli avevano sparato più colpi e la cassaforte era stata svuotata. Prima della morte la giovane non aveva fatto testamento.

«Vede, Herr Gunther, mia figlia è morta senza testamento e quindi tutti i suoi beni finiscono nel patrimonio del marito. Paul il testamento l’ha fatto e ha lasciato tutto al Reich. Può immaginare che si possa essere tanto stupidi, Herr Gunther? Ha lasciato tutto. Tutto. Da non crederci. […] Mio caro Herr Gunther, era un nazionalsocialista. Quelli credono di essere i soli al mondo ad amare la patria. Io amo il mio paese. E nessuno dà più di me. Ma non sopporto il pensiero che il Reich si debba arricchire ancora a mie spese. Capisce

Hermann Six vuole giustizia. Rivuole la collana di diamanti della figlia, rivuole i beni che gli appartengono e che gli sono stati rubati. Ma chi era davvero Paul Pfarr? Paul Pfarr era una “violetta di marzo”; un affiliato dell’ultima ora al Partito nazionalsocialista e per questo disposto a tutto.

Allettato dalla prospettiva di un lauto guadagno Gunther si mette all’opera per rendersi presto conto di trovarsi di fronte ad un’indagine che lo porterà ad affrontare un qualcosa di molto più grande di lui, un qualcosa che si snoda tra Gestapo, malavitosi, amanti gelosi e un grande segreto, una verità fondamentale che l’industriale gli ha volutamente tenuto nascosta.

La trama scorre rapida, la prosa è chiara, limpida e diretta, lo stile accattivante e fluido. Le atmosfere che vengono ricostruite sono veritiere e tante sono le simmetrie che avvicinano l’opera al nostro presente. La maggiore qualità del narratore è quello di riuscire a calare completamente il lettore nell’epoca nazista, è quella di riuscire a fargli rivivere sulla pelle quelle emozioni e quelle atmosfere cupe e nuvolose come il periodo storico attraversato.

Guther, personaggio avvalorato da un linguaggio perennemente ironico, si muoverà in punta di piedi ponendo le giuste domande e sempre e costantemente tentando di non mettersi in cattiva luce con i nazisti.

Primo capitolo di una trilogia che ha quale protagonista un antieroe, “Violette di Marzo” si distingue dalla massa per non essere il solito romanzo poliziesco: qui il nazismo è una costante certa, un qualcosa di tangibile con mano e per questo arriva con tutti i suoi connoti e la sua forza al lettore che non resta indifferente. Anzi.

AUTORE:

Nato nel 1956 a Edimburgo, ha esordito con Violette di marzo, primo capitolo della trilogia berlinese di Bernie Gunther – Violette di marzo (1989), Il criminale pallido (1990) e Un requiem tedesco (1991) –, grazie alla quale ha collezionato una lunga serie di premi e riconoscimenti e viene considerato un maestro del giallo. Oltre alla trilogia è autore di numerosi romanzi di successo. Amato dai giallisti, dai grandi autori letterari, dai divi del cinema, è scomparso precocemente nel 2018. I diritti della trilogia sono stati opzionati da Tom Hanks per una miniserie in coproduzione con HBO.

Materiale fornito dalla Casa Editrice

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