Barbara Baraldi è una scrittrice e fumettista italiana.
Il suo esordio nella narrativa poliziesca avviene nel 2006 con la vittoria al XXXIII Premio Gran Giallo Città di Cattolica. Nel 2007 pubblica La collezionista di sogni infranti e, l’anno seguente, per lo stesso editore La casa di Amelia. A maggio del 2008 esce La bambola di cristallo. Il 2010 si apre con la pubblicazione dei thriller Bambole pericolose nel periodico, nel 2010 esce Scarlett, Nel 2012, Baraldi esordisce come sceneggiatrice di Dylan Dog. Il thriller Aurora nel buio (Giunti editore 2017), finalista alla XVIII edizione del premio Fedeli, vince diversi premi letterari. Il secondo romanzo dedicato al personaggio della profiler Aurora Scalviati esce nel 2018, col titolo Osservatore oscuro.
Alla chiusura della lettura condivisa, sabato 20 ottobre si è tenuto l’incontro sulla nostra pagina facebook, con la scrittrice Barbara Baraldi, con la quale ci siamo confrontati sul suo libro “Aurora nel buio”.
Cordialità, simpatia, disponibilità: questo abbiamo trovato nel confronto che si è tenuto lo scorso sabato con l’autrice di “Aurora nel buio”. Una discussione senza fronzoli, in cui Barbara Baraldi ha mostrato tutta la sua competenza di scrittrice, dissipando dubbi, accogliendo critiche e rispondendo sempre in maniera fluida e limpida.
La discussione è partita facendo riferimento a Sparvara, il paese in cui il libro è ambientato, un luogo della fantasia, ma non proprio:
Ammetto che all’inizio il libro mi aveva lasciato qualche perplessità in quanto non riuscivo a capire perché un romanzo con un’ambientazione ben precisa, avesse come paese protagonista Sparvara. È possibile dire che oltre ad essere un giallo il libro è un omaggio a questo antico borgo e come si evince nel 38° capitolo anche all’evento sismico in Emilia?
Sparvara è una città che non esiste, un po’ come la Derry di Stephen King o Vigata di Camilleri. Sappiamo solo che è in Emilia, poco lontano da Bologna. Ho scelto quel nome come omaggio all’antica “Sparvara”, cancellata da una piena del Po nel Settecento e che si trovava nella zona della Lomellina.
Una convinzione è univoca nella discussione: tutti o quasi i partecipanti considerano “Aurora nel buio” avvincente e coinvolgente.
L’autrice ha deciso però di fare una scelta particolarmente azzardata: inserire dei capitoli che fanno riferimento ad altra epoca. Uan trovata originale, che ha spiazzato diversi lettori, che la Baraldi spiega in maniera esaustiva:
L’unica cosa che non riesco a capire anche rileggendo alcuni capitoli, è il riferimento ad altra epoca. Non ho trovato filo logico con il resto del libro.
I capitoli ambientati nella Bologna del 1349 servono a spiegare il perché del modus operandi del killer, senza dover fare “uno spiegone” finale che avrebbe appesantito. Mi sono collegata al ritrovamento durante gli Scavi per l’Alta velocità a Bologna di una necropoli, risalente alla Roma Imperiale. Tra le tombe, 44 presentavano sepolture anomale. Da questa vicenda reale, ho ricostruito quella romanzata nel passato.
Esiste quindi un filo conduttore tra i fatti che furono e il modus operandi dell’assasino: è quasi commossa la risposta dell’autrice di fronte ad una affermazione di una lettrice:
Per quanto mi riguarda il libro mi ha preso fin dalle prime pagine e la voglia di riprenderlo in mano tornata dal lavoro. Il personaggio che più mi ha colpita è stato proprio quello della protagonista. Aurora con tutte le sue vicissitudini, i suoi attacchi di panico e che nonostante tutto va avanti per amore di verità e giustizia. Un plauso alla scrittrice….
Grazie per le tue bellissime parole. Ci ho messo tanta passione, studio e quattro anni di lavoro per scrivere il romanzo, quindi è una gioia (ed emozione) per me sapere che Aurora ti sia entrata nel cuore.
Un lavoro di ben quattro anni, la nascita di un thriller che va oltre la storia di delitti e assassini: un libro che parla di accettazione di se stessi, di quello che si è, di come si è attraverso la travagliata figura della protagonista Aurora.
Nel futuro di Aurora… ci sarà lotta per sconfiggere il proprio lato oscuro o accettazione dello stesso ed anzi utilizzo come arma in più per risolvere casi ed intrighi ? Intendo … se conosci il nemico sai dove andrà a nascondersi…
Bellissima riflessione che mi permette di parlare di una questione che mi sta molto cara. È proprio così, credo che ci siano parti del nostro carattere che dobbiamo accettare, anche se portano dolore e ci mostrano più deboli ed esposti. Aurora dovrà accettare se stessa per andare avanti, perché le sue debolezze sono anche la sua grande forza.
Spesso si dice che il nome fa la persona:
La mia è più una curiosità. Durante la scrittura come scegli i nomi dei tuoi personaggi?
C’è uno studio in base ai nomi più usati in un territorio, oppure è tutto casuale?
Non so perché ma ho sempre pensato che trovare dei nomi credibili non sia facile
Bellissima domanda! La mia scelta dei nomi non è mai casuale. Spesso li scelgo in base al territorio, alle caratteristiche del personaggio e oer iniziare a definirli… già dal nome. Aurora per esempio, è la prima luce che sorge dopo la notte.
Anche le critiche non sono mancate:
A me il tuo libro ha lasciato tante perplessità. Ti vorrei chiedere se ti ha influenzata qualche autore, perchè ho trovato tante similitudini con altri libri. Inoltre, non mi è piaciuto l irrompersi del racconto, per poi andare ad inserire le vicende bella Bononia…erano un po troppo
Ciao Francesca, come ho scritto ad Anna i capitoli ambientati nella Bologna del 1349 servono a spiegare il perché del modus operandi del killer, senza dover fare “uno spiegone” finale che avrebbe appesantito. Mi sono collegata al ritrovamento durante gli scavi per l’Alta velocità a Bologna di una necropoli, risalente alla Roma Imperiale. Tra le tombe, 44 presentavano sepolture anomale. Da questa vicenda reale, ho ricostruito quella romanzata nel passato. Non mi sono ispirata a nessun libro in particolare. C’è un omaggio a Cuore di tenebra, che non so se qualcuno ha notato. Vuoi entrare nello specifico in tal senso?
Si certo, Aurora assomiglia grossolanamente ad Amelia Sachs di Deaver…ci sono alcune frasi che mi hanno riportata lì…Ad esempio quando citi la frase che fa più o meno così ” se mi muovo non mi prendono “, ecco, questa frase è identica alla frase di Amelia, praticamente è una sua caratteristica.
Io ho visto soltanto il film de Il collezionista di ossa. Detto questo, quella del “fuggire dal passato” è una mia ossessione. C’è anche nei miei libri passati. I miei protagonisti corrono per cercare di fuggire dal passato o, in fondo, da loro stessi, dai loro errori, da quello che non hanno avuto il coraggio di affrontare e ora li perseguita. Tra i miei punti di riferimento c’è sicuramente Stephen King, Scerbanenco, Edward Bunker
Un bel confronto con la scrittrice che non si sottrae ad alcuna domanda, anche alla più critica:
Ti faccio una piccola considerazione critica se no dicono che sono troppo buono, ho trovato il finale (preciso a me il libro è piaciuto tutto) un po troppo veloce, nel senso si è passato in un attimo dalle indagini, al manicomio, alla risoluzione, il finale secondo me ci sta, solo che lo spazio temporale mi è sembrato minimo x gli eventi
Mi piace dare al lettore tutti i dettagli, cerco di creare personaggi che respirano e far capire le motivazioni di ognuno, inserire indizi e sottotrame. Poi, nel finale, lasciare che tutto precipiti. Come una stilettata al cuore.
Arriva quasi al termine della discussione una domanda su quanto piaccia a Barbara Baraldi la sua creatura:
La versione che tutti noi abbiamo apprezzato della storia fin qui raccontataci, ti soddisfa? Ci sono cose che cambieresti? Magari qualcosa che hai scartato ed invece avresti in seguito voluto inserire nella versione finale.
Ho lavorato quattro anni ad Aurora nel buio, con revisioni e riscritture. Sono molto severa con me stessa e ogni cosa è frutto di scelte specifiche, che ovviamente possono piacere o meno. Quello che voglio dire è che ora il romanzo “esiste”, è diventato parte della vita dei lettori, e non lo cambierei
Molto interessanti le domande sui perché:
Perché hai scelto un uomo come assassino? Pensi che sia per seguire una traccia comune oppure perché l’uomo (inteso come sesso) sia più capace di atti atroci?
2. L’inserimento dei bambini all’interno della narrazione è una scelta di empatia? I bambini non si accomunano quasi mai a scene del crimine. Come mai tu hai voluto utilizzare anche questo elemento?
Interessante questa domanda. È vero che i serial killer, studiando per esempio i manuali di John Douglas, uno dei padri del moderno criminal profiling, sono principalmente uomini. Ma non si deve dimenticare che ci sono state anche tante donne assassine, basti pensare a Erzsébet Báthory, considerata l’assassina seriale più famosa dell’est Europa. Gli storici stimano che possa aver ucciso dalle 100 alle 300 vittime. In un altro mio romanzo, l’assassina è donna. Dipende dalla storia che voglio
Complimenti, critiche, curiosità hanno caratterizzato questo confronto e la disponibilità di Barbara Baraldi una caratteristica che la contraddistingue. Tra le altre cose, siamo riusciti a carpirle che sta lavorando al terzo volume dedicato alla Scalviati, dopo l’Osservatore Oscuro. Attendiamo di leggere ancora della magnifica Aurora, dei suoi conflitti interiori, della sua accettazione e della sua perspicacia.
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