Recensione: “Re dei re” di Wilbur Smith e Imogen Robertson

Cari lettori, oggi ho l’immenso piacere di accompagnarvi in un viaggio meraviglioso e sorprendente. In questo libro si respira avventura. È pieno di coraggio, audacia, intrighi, tradimenti e infiniti colpi di scena.

Re dei re

Wilbur Smith,Imogen Robertson

Traduttore: Sara Caraffini
Editore: HarperCollins Italia
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 2 settembre 2019
Pagine: 540 p., Rilegato
EAN: 9788869055256

Recensione a cura di Manuela Morana

Il Cairo, 1887. Quando un’ex amante gelosa distrugge la felicità di Penrod Ballantyne e della sua fidanzata Amber Benbrook, il loro sogno di costruire una famiglia svanisce. Decisa a trovare una nuova ragione per cui vivere, Amber parte per il Tigrai con la gemella Saffron e il marito di lei, Ryder Courtney, che ha individuato nelle montagne della zona una ricca vena d’argento. Ci arrivano dopo un viaggio costellato di incidenti e pericoli nel corso del quale rischiano di perdere tutto, ma proprio quando sembra che gli affari inizino a decollare la situazione politica della regione, tra le lotte per la successione al trono d’Etiopia e la politica coloniale dell’Italia, precipita e Ryder si ritrova costretto a negoziare un accordo con Menelik II, il potente re dei re. Intanto Penrod, che ha cercato invano di dimenticare Amber annullandosi nelle fumerie d’oppio della città ed è stato salvato da un vecchio amico, coglie al volo l’opportunità di riscattarsi e torna a lavorare per l’esercito inglese in qualità di agente segreto: l’Italia, sembra, ha delle mire sull’Abissinia, e si mormora che stia progettando un’invasione… Così, mentre le ombre della guerra si addensano minacciose all’orizzonte, Amber e Penrod si ritrovano schierati su fronti opposti. E forse nemmeno il destino potrà riunirli.

Tra i magnifici romanzi di Wilbur Smith spiccano senza ombra di dubbio quelli del ciclo Courtney e quelli del ciclo Ballantyne, due saghe familiari incredibili e piene di avventure emozionanti. Wilbur ha sapientemente deciso di unire le sorti di queste due dinastie e questo libro è, per il momento, l’ultimo tassello di queste meravigliose storie, ciò nonostante è possibile leggerlo e apprezzarlo pienamente anche senza conoscere i trascorsi dei protagonisti.

L’incipit è un’apertura dolce e romantica che trasporta il lettore all’interno di quella che sembra una bellissima storia d’amore. Penrod Ballantyne è un maggiore inglese, bello e valoroso, anche se inizialmente abbastanza superficiale e pieno di sé. Amber invece è una ragazza incredibile, forte e coraggiosa, ha alle spalle un passato davvero doloroso ma non si è mai lasciata abbattere dalle avversità. Oltre a essere bellissima, è una scrittrice, è abilissima con le armi ed è capace di parlare tantissime lingue, cosa che, in Africa, le torna molto spesso utile.

Quando Amber Benbrook passò dal fresco ombreggiato del Gezira Club al sole del Cairo rimase per un attimo abbagliata. Incespicò sui bassi gradini che scendevano sul vialetto di ghiaia e d’istinto si aggrappò al braccio del fidanzato, il maggiore Penrod Ballantyne, che la sorresse e abbassò affettuosamente lo sguardo sui suoi magnifici occhi. Lei gli sorrise.

Tutto sembra procedere benissimo per i nostri protagonisti e anche se Amber è più genuina e diversa dalle altre donne inglesi, che vivono al Cairo fingendo di essere in Inghilterra, tutti l’ammirano e approvano le sue imminenti nozze con il bel Penrod. Tutti tranne Lady Agatha, la perfida ex amante del maggiore inglese, che si è vista messa da parte e abbandonata quando invece credeva di ricevere in tempi brevissimi una sua proposta di matrimonio.

Una mattina, questa pericolosissima donna ferita, assolda un ladruncolo per trovare il modo di allontanare il maggiore e rimanere sola con Amber illudendola di voler essere resa partecipe della sua felicità e volendo invece sferrare il suo crudele e spietato attacco.

«E ora stiamo per sposarci. Dubito che qualcuno sia mai stato più felice di me.»

Lady Agatha piegò la testa di lato. «Mia cara ragazza! Com’è romantico!» Parve esitare. «Non dovrei dire niente? Oh, vorrei tanto riuscire a stare zitta e permettervi di godervi questa felicità!»

A un tratto Amber ripensò al cobra in cui si era imbattuta nella boscaglia appena fuori Khartum, a come si era drizzato e l’aveva fissata, facendo oscillare la bellissima testa. Provò la stessa paura istintiva, nauseante, di quel giorno, la stessa sensazione di essere paralizzata e del tutto inerme.

«Amber – spero di potervi chiamare Amber, mia cara – devo chiedervelo. Siete sicura di conoscere il maggiore Ballantyne a fondo come credete?»

«Ce-certo» replicò fiaccamente lei.

Inizia così quella che si rivela una conversazione estremante dolorosa e sorprendente per la nostra protagonista, che scossa e ferita nel profondo scappa dal club. Quando Penrod la raggiunge in hotel per cercare di capire il perché della sua fuga e prova a darle delle spiegazioni Amber è irremovibile, riversa sul maggiore tutta la sua ira e il suo disprezzo, decide di rompere il fidanzamento e partire con la sua gemella Saffron e suo cognato Ryder Courtney per recarsi sugli altopiani africani del Tigrai, cento miglia a ovest dell’antica capitale, Axum, dove sperano di far fortuna grazie all’argento.

Dopo anni di commercio in giro per l’Africa, Ryder voleva costruire qualcosa di permanente. Era convinto che la miniera potesse renderlo molto ricco, ma voleva anche arricchire la popolazione del Tigrai.

Così Ryder assolda tre uomini esperti e capaci: Patch, Dan e Rusty. Questi diventano parte della loro famiglia, vivono insieme ai nostri protagonisti delle avventure molto rischiose, imboscate e attacchi continui che iniziano con il naufragio della nave sulla quale è stato caricato tutto il materiale per costruire la miniera. Sembra infatti che qualcuno sia contrario allo sviluppo del loro progetto e cerchi di ostacolarne la buona riuscita in ogni modo.

Nel frattempo, al Cairo, il maggiore Ballantyne non ha preso bene la rottura del suo fidanzamento e consapevole che la colpa è di Lady Agatha ha deciso di riallacciare la loro relazione amorosa al solo scopo di punirla e umiliarla agli occhi di tutta la comunità inglese. Penrod è determinato a concretizzare il suo progetto di vendetta, per farlo arriva a trascurare i suoi doveri di militare e a farsi giudicare e criticare aspramente dal suo amico e superiore, il colonello Sam Adams.      

Il viso di Adams si fece di colpo paonazzo. «Impegni in città? Sì, sappiamo tutti quali sono. Non so perché abbiate rotto il fidanzamento con l’incantevole Miss Benbrook, ma il modo in cui, pochi giorni più tardi, avete ostentato Lady Agatha aggrappata al vostro braccio è stato disgustoso. E cosa state facendo a quella donna? È invecchiata di dieci anni, da quando l’avete ripresa.»

«Mi state parlando in veste di amico o di superiore?»

«Di amico, naturalmente.»

«Allora fatevi gli affari vostri, dannazione.»

Adams picchiò il pugno sul tavolo. Penrod non batté ciglio. «In tal caso vi parlo come vostro superiore. Siete un ufficiale dell’esercito britannico di Sua Maestà, un rappresentante dell’impero, e nuocete ai nostri interessi frequentando le fumerie d’oppio del Cairo con quella donna al braccio. Maledizione, Ballantyne, non vi prendete nemmeno il disturbo di nascondere che la state trattando come una sgualdrina. Al club scommettono sul fatto che la stiate già vendendo agli arabi in quegli squallidi tuguri, tanto per divertirvi. Per Dio! È la figlia del Duca di Kendal!»

La dipendenza da oppio può essere terribile e Lady Agatha per superare la sofferenza e il dolore causatole dal suo amante ne rimane vittima. Suo padre è un uomo spietato che raggiunge il Cairo solo per salvare il buon nome della famiglia e non perché nutre un qualche tipo di interesse o affetto per la figlia, la fa portare in una stanza e la tiene lì per giorni senza le cure adeguate, lasciandola morire tra dolori strazianti e in condizioni davvero inumane. A nulla servono i tentativi della fedele serva di questa povera sciagurata, né gli interventi di un pentito Penrod e del maggiore Adams che arrivano troppo tardi per salvare la ragazza.

Il Duca di Kendal rientra davvero tra i personaggi più crudeli, subdoli e meschini mai incontrati in vita mia.

Il maggiore Ballantyne perdona Lady Agatha per aver fatto saltare il suo fidanzamento e giura di vendicarne la morte ingiusta. Mette in atto una serie di astutissime mosse per arrivare fino ai più nascosti segreti del Duca e fare giustizia, si guadagna così il rispetto e l’amicizia di moltissimi regnanti europei che vivevano sotto i ricatti e le minacce di questo spregevole manipolatore.

Nel frattempo la vita nel Tigrai non è facile per Ryder e i suoi, con poco denaro rimasto e con gli strumenti sul fondo del mare tenersi la miniera diventa difficile. Il mercurio, indispensabile per l’estrazione dell’argento, è difficilissimo da reperire e anche ottenere i permessi e la proprietà del terreno non è semplice.

In africa ci sono molti principi che controllano piccoli territori e gli equilibri politici sono sempre molto precari soprattutto dopo la morte dell’Imperatore Giovanni quando Menelik di Scioa, decide di prendere il suo posto autoproclamandosi Re dei re, Leone di Giuda e Imperatore dell’Etiopia e di combattere contro quelli che sono rimasti fedeli a Ras Mangascià, figlio dell’imperatore Giovanni.

Menelik è pronto a tutto per avere il potere ed essere visto al pari dei sovrani degli stati europei, per fare questo negozia un trattato con gli italiani che hanno il controllo di Massaua. Ma le cose non sempre sono come sembrano ed è solo grazie all’aiuto di Amber e alla sua conoscenza delle lingue che si scopre un inganno fatale.

Tra guerre per il potere, fumatori d’oppio, morti che sembrano risorgere dall’inferno, guaritori, leoni, imboscate, Imperatori e imperatrici, soldati, minatori e falsi esperti, rapimenti, traditori e vendette scorre un libro intenso e impetuoso, da leggere tutto d’un fiato. Un libro potente e forte, pieno di passione e sentimenti, di gioie e dolori. Wilbur Smith non delude mai, vi consiglio davvero vivamente di lasciarvi trascinare in questo stupendo mondo e spero sinceramente che continuerà a raccontare la storia di queste indimenticabili dinastie.

Wilbur Addison Smith nasce in Zambia nel gennaio 1933. Di origini britanniche, ha raggiunto il successo grazie ai suoi numerosi romanzi ambientati nelle zone meridionali dell’Africa. Ha venduto oltre 122 milioni di copie di libri nel mondo ed è acclamato come uno dei più celebri autori contemporanei. Le sue opere più famose sono: il Ciclo dei Courtney, il Ciclo dei Ballantyne e il Ciclo egizio.

Materiale fornito dalla Casa Editrice

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