Recensione: “Sarà il nostro segreto” di Maria Teresa Steri

Cari lettori, oggi vi presento un libro che fa riflettere, che ci porterà ad esplorare i sentimenti dell’uomo e a capire come possano cambiare dopo un evento traumatico come un lutto.

Sarà il nostro segreto

Maria Teresa Steri

Thriller con suspense
Lunghezza stampa: 362

Recensione a cura di Maria Ruggieri

È notte fonda quando Valeria viene trascinata fuori casa dal marito Filippo, senza una spiegazione. Dopo una frenetica corsa, l’auto finisce fuori strada e Filippo perde la vita. Per la polizia non ci sono dubbi: si è trattato di omicidio.
Disperata e stordita dall’accaduto, Valeria si rifugia presso la villa di famiglia del marito, che ospita una biblioteca privata dedicata alla musica. Con lo scorrere dei giorni, nella soffocante atmosfera della casa cominciano a emergere segreti collegati alla biblioteca e al fratello di Filippo, Raffaele, da sempre innamorato di Valeria.
Mentre le indagini della polizia tentano di sbrogliare il caso, Valeria deve fare i conti con l’immenso dolore per aver perso l’uomo che amava. Una sfida che si fa ancora più ardua quando si convince che per vendicare la morte di Filippo c’è una sola strada: uccidere Raffaele.

La storia incredibile di questo romanzo viene raccontata in prima persona dalla protagonista, Valeria Dominici, che si ritrova, all’improvviso e senza un perchè, vedova del suo adorato marito e completamente sola al mondo.

Nel romanzo, Valeria ripercorre tutte le tappe che hanno contraddistinto la sua vita da quel traumatico evento e lo fa in modo dettagliato e doloroso, senza sconti e analizzando i suoi sentimenti, andando in profondità dentro se stessa.

Al lettore sembra di vivere insieme a lei le ansie e le avventure che ha affrontato, le paure e i dubbi che l’hanno assalita e fatta soffrire.

Può l’animo umano cambiare dopo un evento traumatico? Può l’animo umano trasformarsi sino a diventare estraneo a se stesso e spingere l’uomo a pensare e a fare cose che fino a poco tempo prima sarebbero sembrate assurde e impossibili?

Domande che il lettore, insieme a Valeria, si pone e che fanno riflettere.

Seguendo le varie fasi della vita di Valeria, la vediamo, indifesa, impaurita, affamata d’affetto e sola, completamente sola al mondo, dopo la morte violenta di un marito che adorava.

La vediamo cercare rifugio prima nell’ospedale in cui era stata portata dopo l’incidente, e poi accettare l’ospitalità che le offre la famiglia di suo marito, che, dopotutto, è l’unica famiglia che ha.

E così il lettore fa la conoscenza dei Tomei, famiglia molto rispettabile a Nemi e proprietaria di una famosa biblioteca musicale. Conosciamo la madre di Filippo, Marianna, che “si comporta come una nobile decaduta. Spende e spande senza il minimo senso della misura. E poi si lamenta. È la regina del dramma e delle contraddizioni. Vive in un mondo tutto suo. L’unica cosa che conta per lei è la biblioteca” e conosciamo il cognato di Valeria, Raffaele.

Valeria gli si affida, come quando erano ragazzini e avevano un rapporto di forte amicizia; gli si era aggrappata dopo il divorzio dei genitori e quando si era sentita abbandonata dalla sua famiglia di origine. Ma sente che qualcosa è cambiato. Raffaele è diverso, ora.

Capisce di aver fatto un grosso errore facendo finta di non vedere i veri sentimenti del cognato e nascondendo la testa sotto la sabbia. D’altro canto, Raffaele era completamente diverso da come lo ricordava. Ora “conduceva un’esistenza modesta per amore della famiglia. Ormai era giunto alle soglie dei quarantacinque anni, non si era sposato, non si allontanava quasi mai dal paese, non aveva una vita sociale. Sembrava essersi votato a un’esistenza modesta, senza ambizioni.”

Valeria si sente in trappola in quella casa da cui il marito aveva voluto fuggire tanti anni prima per non rimanerne soffocato.

 Il tempo passa, il dolore non si sopisce e Valeria viene assorbita dalla sua vita vuota e dalle indagini della polizia.

“Mi chiesi se ci si abitua alla sofferenza di aver perduto l’amore della propria vita così come gli occhi si abituano alla penombra. O se avrei dovuto convivere per il resto dei miei giorni con quel dolore lancinante. … Credi che il dolore alteri le percezioni, riduca lo scorrere del tempo, come se avesse il potere di contrarre le ore, i giorni. Avevo sempre immaginato che in certi momenti la vita ci scivolasse davanti come il paesaggio dal finestrino di un treno. E invece il dolore più profondo non conosce tregua. Non concede sconti, anzi rallenta i minuti, li prolunga, li rende penosamente infiniti.”

Ad un certo punto, però, c’è una svolta. Val inizia a ricordare nuovi dettagli dell’incidente in cui Filippo è morto, e più la memoria le torna, più non vuole crederle. Ma inizia ad agire. Decide di non restare ferma a subire quello che resta della propria vita.

E quando prende questa decisione, quello che scopre la riempirà di rabbia. Più cerca, più conosce la realtà, più la rabbia si impossessa di lei, quasi senza che lei se ne accorga. Si sente defraudata del futuro che avrebbe potuto vivere insieme a Filippo. E non riesce ad accettarlo.

Nasce in lei un sentimento di odio e una parte di lei ne è atterrita.

“Come cambia la prospettiva dopo un lutto! Ogni aspetto della vita assume un ruolo diverso, ridimensionandosi o caricandosi di un’importanza mai avuta prima.”

Ora Valeria ha uno scopo, e sa che quello che vuole è vendicare la morte di suo marito: scoprire l’assassino e fargliela pagare.

“Capii che in realtà non c’era alcuna scelta da affrontare: non potevo ricacciare indietro le emozioni salite in superficie. Far condannare chi ti aveva strappato la vita era l’unica cosa che contasse, l’unico modo per evitare il baratro per non affondare nella disperazione.”

E questo desiderio di vendetta inizia a trasformare Valeria in un’altra persona, che non sarebbe piaciuta a Filippo e che lei non avrebbe mai voluto essere.

Il lettore vive e ripercorre con la protagonista le tappe della vita che l’hanno sprofondata nel baratro, che hanno messo in dubbio tutto. Valeria spesso si rivolge anche al marito,parlandogli come se lui potesse sentirla e potesse darle delle risposte. E lì si comprende l’abisso di dolore in cui può sprofondare una persona.

Ma per ogni caduta c’è sempre una rinascita. E così il lettore vive insieme a Val la sua rinascita, il percorso lento e difficile verso una nuova vita, che passa attraverso le fasi della elaborazione del lutto.

L’autrice magistralmente descrive luoghi, persone, sentimenti e il romanzo cattura l’attenzione perché è pieno di colpi di scena, mai lento o noioso.

Una frase, per tutte, ha colpito particolarmente e voglio condividerla con voi:

 “di tutte le parole scritte o pronunciate, queste sono le più tristi: avrebbe potuto essere!

Materiale fornito dall’autore

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2 Commenti

  1. Vi ringrazio di cuore per questa bellissima recensione, che ho apprezzato molto per la cura e profondità dell’analisi! E grazie per lo spazio che mi avete regalato sul blog.

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