Recensione: “Stanza 19” di Marc Raabe

Cari lettori, oggi vi propongo un romanzo dalla trama intricata, pieno di azione e suspance, che tocca le corde più nascoste della nostra anima, i ricordi e le paure che ognuno di noi si porta dentro, anche in modo del tutto inconsapevole.

Stanza 19

 Marc Raabe

Traduttore: Alessia Degano
Editore: Newton Compton Editori
Collana: Nuova narrativa Newton
Anno edizione: 2020
In commercio dal: 23 luglio 2020
Pagine: 416 p., Brossura
EAN: 9788822739841

Recensione a cura di Maria Ruggieri

Durante una prestigiosa rassegna cinematografica, quasi duemila spettatori assistono scioccati alla proiezione di un omicidio. La vittima è la figlia del sindaco di Berlino, Otto Keller. Alla fine del macabro video, l’assassino lancia un monito: non sarà l’ultima a morire. Tom Babylon viene incaricato di risolvere al più presto il caso con l’aiuto della psicologa Sita Johanns e sulla scena del crimine incontra una testimone: una ragazzina spaventata, che assomiglia in modo inquietante alla sua sorellina, scomparsa molti anni prima. Quando Babylon viene informato che la figlia di un’altra personalità di spicco della città è stata rapita, capisce che l’unica speranza di salvarla è trovare un indizio che leghi le vittime. Ma scopre, invece, che è lui ad avere un legame con loro: un evento terribile accaduto nella sua giovinezza e un numero: il diciannove.

Un romanzo avvincente come pochi, che lascia il lettore senza fiato a scorrere le sue pagine perché deve sapere come va a finire.

La trama è complessa e gli episodi si intrecciano in una spirale terribile e buia, dai retroscena inaspettati e insospettabili.

Particolare è la sua struttura, perché ogni capitolo è la descrizione precisa e dettagliata dell’indagine di polizia svolta dalla Ika1 di Berlino a seguito della proiezione di uno snuff movie che ha sconvolto e inorridito gli spettatori del teatro della Berlinale durante il più grosso festival della cinematografia europea.

Aleggia il dubbio se si tratti di una finzione o di una cosa reale, ma tutti gli spettatori non è sfuggita la minaccia, percepita come fin troppo vera, che ha terrorizzato tutti: “così sai che c’è un Dio. Tu mi hai creato. Vedrai cosa vi aspetta”.

Parole in apparenza senza significato. Una frase sibillina per molti. Per qualcun altro, invece, assolutamente chiarissima.

Le indagini della polizia, raccontate con dovizia di particolari, si intrecciano al racconto di eventi accaduti quasi venti anni prima, e grazie ai quali il lettore riesce a ricostruire la storia e a farsi un quadro della situazione che, però, non è mai del tutto chiaro perché emergono sempre nuovi fatti, nuovi elementi, nuovi colpi di scena che cambiano ogni volta le carte in tavola.

In questo romanzo tutti i personaggi sono protagonisti, più o meno consapevoli, più o meno presenti fisicamente, ma la cui presenza campeggia sovrana e domina il racconto.

I fatti che si svolgono nel 2019, e che hanno inizio con la proiezione dello snuff movie, sono una conseguenza degli avvenimenti accaduti  nel 2001 e i protagonisti sono sempre gli stessi che tornano, cambiati fisicamente per il passare del tempo, ma con i tratti della personalità sempre uguali e che non smentiscono se stessi.

Tom Babylon e Sita Johanns si ritrovano, così, a dover risolvere un caso di presunto omicidio, o di violenza, ai danni di una giovane donna, figlia del sindaco Keller, uomo accentratore, furbo e dalla doppia personalità.

Poiché è in forte contrasto con la figlia, tutti pensano che lei gli abbia giocato un tiro mancino, ma il padre sa che non può essere così. E allora si mette in moto la macchina della polizia con indagini a trecentosessanta gradi; vengono chiamati a raccolta i migliori professionisti perché c’è il reale pericolo che altre ragazze possano fare la stessa fine che ha fatto Sinje Keller.

Così conosciamo Sita Johanns, “occhi scuri e carnagione bronzea, i capelli neri rasati e, sullo zigomo sinistro, la cicatrice di un’ustione, lunga circa quanto una sigaretta”.

Bella, all’apparenza sicura di sé, ma in fondo fragile, anche se è difficile che lo dia a vedere.

Vedere quelle scene sullo schermo le provoca grande angoscia: “ha l’impressione che le sue cicatrici non si siano rimarginate e abbiano ripreso a bruciare. Potrebbe essere un caso, nient’altro che un maledetto caso,continua a ripetersi. C’è una Sita che non riesce a non andare oltre la superficie delle cose, e un’altra Sita che è perfettamente in grado di farlo.”

E poi c’è Tom, alto atletico, intelligente che però ha un grande vuoto dentro si sé che non è riuscito ancora a colmare e che ha rinchiuso in due stanze nella sua anima. E’ per questo che è diventato un brillante poliziotto, per sconfiggere i fantasmi che ci sono nella sua mente.

Quando Tom lavora entra come in un tunnel che offusca tutto il resto. “Per un poliziotto”, aveva commentato un giorno, ”è una cosa positiva. Ma dal punto di vista umano è un disastro”.

Sita e Tom sono una squadra, si fidano l’una dell’altro, si conoscono da tempo, ma non così bene come pensano. E non sanno, non possono sospettare che tutto è intrecciato al loro passato.

Sita e Tom sono legati con un filo indissolubile ad una terza persona, il rosso Bene Czech e a “tutto ciò che ha fatto di lui il personaggio che è oggi: un proprietario di club dedito alla delinquenza e una personalità di spicco nel mondo di mezzo berlinese. “

Bene è l’uomo chiave per entrambi, protagonista del loro passato, ma anche del loro futuro, ma nessuno di loro lo sa.  

Ma “è davvero tutto collegato?”

La risposta arriverà, ma intanto i fatti evolvono con una rapidità impressionante, le indagini proseguono e ogni volta quello che si scopre ha sempre a che fare con un numero che torna sempre e che ha perseguitato Sita per quasi una vita, il numero 19.

Durante le indagini Sita, però, perde il controllo, “ha varcato uno spazio privo di controllo, senza leggi e senza morale. Si è convinta di averlo fatto perché non era più in sé, ma la verità non è tutta lì. Quell’entità rabbiosa dentro di lei, quell’essere estraneo pieno d’odio, quello è una parte di lei. E lo shock di saperlo lascia il segno. Pensava di essere migliore. Più umana.”

Ma tutti prima o poi dobbiamo fare i conti con il nostro passato, non si può evitarlo in nessun modo. Sita prende coscienza di ciò e canalizza le sue energie verso la risoluzione di questo caso che la vede coinvolta più di quanto voglia.

Non riesce ad immaginare di rivivere quello che ha vissuto, di ripiombare in quell’incubo senza fine da cui solo con tanta fatica è riuscita a rinascere.

E di questo si tratta, alla fine, di rinascere da se stessi.

Quando si arriva alla conclusione del libro, il lettore ha quasi l’amaro in bocca per ciò che ha letto, per i fatti narrati che potrebbero davvero essere accaduti realmente, perché risalenti ai tempi della divisione in due della Germania e della caduta del muro di Berlino, periodo oscuro della storia che ancora non è del tutto chiaro in molti suoi aspetti.

Un romanzo originale, che gira intorno a un numero. E questo numero nasconde un abisso fatto di bugie, di omicidi, ingiustizie e crimini brutali e violenti che hanno distrutto persone, intere famiglie e trasformato i bambini in criminali.

Quando cresci con un padre assente, cattivo, quando partecipi ai suoi crimini, non puoi che diventare come lui, ma se ne prendi coscienza, allora tutto cambia, perché odi te stesso e sei costretto a portare il peso del tuo destino.

Il passato ritorna sempre, non lo si può lasciare alle spalle e con il passato bisogna per forza fare i conti.

Libri di Marc Raabe

Marc Raabe
È nato nel 1968 e vive a Colonia. È amministratore delegato e socio di una ditta di produzione televisiva e cinematografica. Autore rivelazione del thriller tedesco, ha esordito con Il sezionatore, per settimane nella classifica dei libri più venduti in Germania, Francia e Italia, cui sono seguiti Prima di uccidere, bestseller dalla prima settimana di uscita e Sono qui. Il sito internet dell’autore è www.marcraabe.de
Da: http://www.newtoncompton.com/

Materiale fornito dalla Casa Editrice

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